Blue Town, la noia di Trani diventa musica

Post-rock, psichedelia e swing jazz in 8 tracce: “22:22”, il primo album della band pugliese raccontato in quest’intervista. Dal significato del titolo ai progetti futuri, passando dai live fino alla folle idea di pubblicare il disco il 22 febbraio 2022, alle ore 22:22 esatte

Blue Town - foto di Giulia Garofalo
Blue Town - foto di Giulia Garofalo

Blue Town sono il cantante Michele Amoruso, il bassista e cantante Vittorio Monticelli e il batterista Nicola De Napoli. Michele, 25 anni, è nato a Trani e attualmente è studente presso la facoltà di architettura di Bari; Vittorio, 24 anni, è nato a Napoli, ma da anni vive a Trani e ha frequentato la facoltà di giurisprudenza di Bari; mentre Nicola ha 29 anni, è originario di Terlizzi e possiede un diploma come fonico e tecnico del suono, oltre che ad essere proprietario di un piccolo studio di registrazione nella sua città. 22:22 è il loro album d'esordio. Li incontriamo per conoscere meglio il loro progetto, tra sperimentazione, post-rock ed elettronica.

Come vi siete formati a livello artistico?

Michele ha iniziato a suonare la chitarra quando aveva 12 anni, e ha studiato per gran parte del suo tempo come autodidatta, approfondendo sia il suo strumento che tutto ciò che riguarda l’home recording. Vittorio, invece, suona il basso dall’età di 14 anni, e come Michele ha proseguito lo studio dello strumento da solo, mentre Nicola studia batteria dall’età di 17 anni e ha frequentato per tre anni il conservatorio.

Blue Town - foto di Giulia Garofalo
Blue Town - foto di Giulia Garofalo

Quando nasce Blue Town?

La band è stata fondata nel 2015, quando Michele e Vittorio, dopo essersi conosciuti a una festa, hanno deciso di abbandonare le loro prime band per creare un progetto di musica inedita. Inizialmente, abbiamo scartato l’idea di essere una band strumentale per via della presenza di numerosi testi. La formazione ha subìto due cambi di batterista, con Nicola che è entrato nel progetto durante l’estate del 2021.

Perché Blue Town?

Durante le nostre prime prove, che si tenevano a casa del nostro primo batterista, avevamo la possibilità di affacciarci direttamente sul porto di Trani, che è una città particolarmente caratterizzata dall’elemento del mare, e inizialmente prendemmo spunto dal paesaggio in cui ci trovavamo per il nome della band. Allo stesso tempo però, abbiamo voluto associare il termine “blue” a quello di malinconia, dato che la nostra adolescenza in questo luogo è stata dominata dalla noia e dalla solitudine, trovandoci spesso a ritrovare in noi stessi gli stimoli per non richiuderci negli schemi di una città spesso ancorata ai suoi retaggi.

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Come definireste la vostra musica?

Sin dalle nostre prime produzioni, abbiamo cercato di rifarci al sound e all’estetica della scena alternativa degli anni ’90: quando scriviamo un pezzo, ci piace inserire quasi sempre un elemento o un’immagine (che sia testuale o musicale) che rimandi alla musica che ci circondava in tenera età. In senso più ampio, vediamo le nostre composizioni come un grande contenitore che possiede al suo interno immagini distorte che provengono dagli strani sogni che facciamo, suoni eterei e, allo stesso tempo, storie quotidiane in cui può rivedersi ognuno di noi e schitarrate aggressive.

Quali sono i vostri ascolti e a chi vi ispirate?

Sin dagli esordi Michele e Vittorio condividono la passione per la psichedelia classica come Jefferson Airplane, Doors e Pink Floyd e per la scena britpop, includendo Stone Roses, The Verve e Feeder. Col tempo gli ascolti si son fatti sempre più trasversali, passando dallo shoegaze di Ride e Slowdive alla musica di gruppi molto diversi tra loro come Talk Talk, Radiohead, Fleet Foxes e American Football, fino ad arrivare ad artisti della scena contemporanea come Slift, Shame e Mac DeMarco.

Significato complessivo di 22:22?

Il concept del disco nasce ben prima che la band si formasse: Michele raccontò a Vittorio di aver vissuto un periodo in cui gli capitava di imbattersi costantemente nell’orario 22:22, e ciò lo spinse a cercare sul web informazioni a riguardo, ritrovandosi a leggere storie di ogni tipo su numerologia, scienza, religione e mitologia. Questo ha indotto la band alla folle idea (tra le tante che abbiamo) di voler pubblicare il giorno 22 febbraio 2022, alle ore 22:22 esatte, un disco che avesse la durata di 22 minuti e 22 secondi esatti. Avendo iniziato a lavorarci 7 anni fa, ci sono stati momenti di ispirazione e altri di totale vuoto creativo: a fine 2016 avevamo materiale per metà del disco, ma solo a metà del 2019 abbiamo iniziato a comporre il resto dell’album, con la pandemia che ha dilatato tempi, chiudendo gli arrangiamenti 3 mesi prima dell’uscita.

Filo conduttore tra i brani?

Non è tanto la coerenza musicale quanto il rappresentare, attraverso suoni che traggono spunto da epoche e generi diversi, la percezione che l’uomo ha avuto del tempo nel corso della storia e i vari aspetti legati allo scorrere di esso, assieme a temi come dualità, ripetizione e aleatorietà. Il disco è stato registrato e prodotto in maniera totalmente indipendente, tra casa di Michele, il deposito di trattori (non è uno scherzo) dove affittiamo una sala per poter suonare e lo studio personale di Nicola a Terlizzi, dove abbiamo lavorato anche su tutta la post-produzione.

Blue Town - foto di Giulia Garofalo
Blue Town - foto di Giulia Garofalo

Ricordi/sensazioni di degli ultimi live?

Il nostro curriculum dal vivo è poco esteso: sebbene vantiamo partecipazioni a livello regionale e nazionale come Rec ‘N’ Play e Tour Music Fest, possiamo dire di aver suonato prevalentemente in città e in provincia. Tuttavia, andiamo molto fieri di aver aperto degli show a gruppi come Santamuerte e Human Colonies, che stimiamo molto. Complici i cambi di formazione e la pandemia, negli ultimi anni si è presentata la difficoltà di trovare occasioni e realtà locali dove poter dare spazio alla nostra musica e perciò ne abbiamo approfittato per lavorare sulla composizione in sala prove e trovare la nostra identità sonora.

Progetti futuri?

Essendo quest’album la prima release di un certo peso e trovandoci ancora totalmente indipendenti, vorremmo innanzitutto diffondere la nostra musica quanto più possibile, cercando anche di avvicinare figure professionali intorno a noi, mentre la nostra più grande ambizione  è quella di poter arrivare a suonare in luoghi che hanno reso celebre la musica alternativa e indipendente, specie quella britannica, che fin dagli esordi ci ha spinto ad intraprendere questa strada.

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L'articolo Blue Town, la noia di Trani diventa musica di Redazione è apparso su Rockit.it il 2022-06-06 14:00:00

Tag: bio

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