La vita di Lele Marchitelli da "Avanzi" agli Oscar

Negli anni '90 ha curato il suono di programmi tv di culto, da "Avanzi" a "Tunnel". Poi le colonne sonore per Verdone e, soprattutto, per Paolo Sorrentino, il cui mondo ha messo magistralmente in musica (anche "La grande bellezza"). Ora la sfida di Mare of Easttown su Sky, e la chiamata dell'Academy

Un'elaborazione grafica con Lele Marchitelli (foto Ottavio Celestino) e Kate Winslet
Un'elaborazione grafica con Lele Marchitelli (foto Ottavio Celestino) e Kate Winslet

Lele Marchitelli è uno di quei compositori famosi più per la musica che per il nome, eppure quando ti metti a guardare il suo curriculum impallidisci. Innanzitutto perché è stato il bassista della band e autore delle musiche dei programmi più belli della Rai anni '90 e non solo: Avanzi, Tunnel, Pippo Chennedy Show, L'ottavo nano e Stati generali, tutti ideati e condotti da Serena Dandini, sua compagna nella vita. Questo basterebbe per far crescere in tutti gli adolescenti degli anni '90 una cieca ammirazione, ma questa è solo la prima parte della carriera di Lele.

foto di Ottavio Celestino
foto di Ottavio Celestino

Quando arrivano le colonne sonore, sono davvero prestigiose: qualche film di Carlo Verdone, Noi 4 di Francesco Bruni, ma quello che lo rende davvero famoso è il lavoro col Premio Oscar Paolo Sorrentino: sono sue le musiche de La grande bellezza, Loro, The Yonug Pope e The New Pope. Una commistione di cinema e serialità tv che lascia il segno anche negli USA, in cui Sorrentino è molto amato. Le sue musiche arrivano fino agli uffici HBO, che è sinonimo di intrattenimento di qualità, proprio mentre stanno cercando un compositore per il drama/crime prodotto e interpretato da una bravissima Kate Winslet, dal titolo Mare of Easttown (Omicidio a Easttown - lo trovate su Sky/Now). 

Sulla trama non posso spoilerare niente perché molti non l'hanno ancora visto finito e non sono neanche sicuro siano usciti gli episodi finali in streaming. L'unica cosa che posso dire in merito: davvero sorprendente. Non come quelli tipo The Undoing che capisci già subito come può finire. Qui no, ti lascia seriamente col dubbio, anche per via delle connessioni tra tutti i protagonisti della vicenda corale. Da qui in poi faccio parlare lui, che è gentile e simpatico, preferisce il tu ed è un mio mito personale per un sacco di questioni.

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Come hai avuto il lavoro per Mare of Easttown?

Eh come mi hanno cercato... non sono andati a caso sull'elenco telefonico diciamo, conoscevano già il mio lavoro e ci stiamo abbastanza capiti subito, ma non credere che lavorare con gli americani e con gli italiani sia la stessa cosa, proprio no. Io con le settemila persone con cui ho parlato, ho spiegato che avrei evitato grandi orchestre alla Hans Zimmer o colpi di scena. Poi sono scomparsi (si parla del luglio scorso) e si sono rifatti vivi dopo un mese. Nel frattempo si sono sbagliati e mi hanno mandato una roba loro in cui ho visto che ero in ballottaggio con altri compositori americani molto bravi. Ho chiesto che mi mandassero una scena a caso, così l'avrei musicata.

Poi che è successo?

L'hanno sentita e sono scomparsi un altro mese, poi verso settembre ottobre si sono fatti vivi con una mail una vera americanata con scritto "Welcome on board!". Ho pensato 'Ammazza che siete oh!', ma che gli dici, sò così! Devi parlare col regista (che è il primo che spostano), l'autore, lo showrunner, i produttori esecutivi, i co-produttori, e alla fine hai HBO. In più, c'è anche Kate Winslet, che è la produttrice esecutiva e vuole giustamente avere voce in capitolo. Ogni cosa deve sottostare a tutti questi passaggi e quando qualcosa non va bene, torna indietro e si rifà. Tipo Gioco dell'Oca. Siamo stati due mesi a parlare del primo episodio, poi sempre meno fino al finale che me l'hanno dato in mano tipo cinque giorni prima!

Immagino deadline strettissime, di quelle che non fanno dormire la notte...

Anche loro si sono fermati per il covid, da maggio a novembre. C'era poco tempo, ma io intanto col regista Craig Zobel, che è uno molto bravo musicalmente ho iniziato a scrivere cose. Poi lui non s'è più visto né sentito, è arrivato lo showrunner, autore della sceneggiatura, che era un po' più indeciso. Nessun problema, sono dettagliucci, al 90% è andato tutto bene alla prima. Due o tre volte in scene complicatissime, quelle finali da cinque o sei minuti sono dovuto tornare indietro. Sono stato fortunato, ci vuole pure quello.

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Beh, pare che a Ennio Morricone una volta Sergio Leone fece finire le musiche di un film appena prima della prima...

Eh ma a lui non gli potevi quasi neanche dire buongiorno, io la vedo in un altro modo, completamente diverso. Nella musica per serie o film stai facendo musica applicata, stai servendo una situazione, no? Non stai facendo un disco tuo. Lì c'è gente che ha passato anni a scrivere una cosa, girarla e montarla, non è che arrivo io e dico 'Secondo me 'sta scena ci vuole questo'. La dialettica c'è, ovvio, ma la mira l'hanno presa loro, sanno loro dove andare a parare. Io mi metto al servizio, poi mi diverto pure, ma se mi dicono che la cosa deve andare da un'altra parte do retta, non è che m'offendo. Sarebbe sbagliato. Tante volte discuto coi colleghi che magari mi dicono 'Quel regista m'ha levato quella musica che è bellissima', e io ok, capisco, fa rabbia però te devi fermà. Il regista c'ha investito un sacco di vita in quel progetto. Poi m'incazzo anch'io, per carità, ma me lo tengo.

Mare of Easttown è un crime/drama ambientato nella provincia americana, molto figo, un po' un Twin Peaks senza il soprannaturale, che raccoglie anche le atmosfere di True Detective o Sharp Objects. È diverso musicare una storia del genere rispetto alle cose che hai fatto?

È tutta un'altra cosa , ma in questo caso c'era una facilitazione dovuta alla straordinaria bravura della signora Winslet. Suggerisco di non vederlo doppiato perché è un insulto, quella s'è fatta un mazzo che non hai idea: il dialetto di quella zona è particolarissimo, il DelCo, perché quella è la zona del Delaware County e lei è inglese. Di quel dialetto al Saturday Night Live hanno fatto uno sketch dopo il primo episodio, per dirti quanto la serie sia un successo in USA. È scritto bene, tutti gli attori sono molto bravi e meritano di essere visti in lingua originale. Io per ragioni lavorative l'ho visto tantissime volte, ma l'altro giorno ho provato a vederlo doppiato. No, non si può.

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Lavorare con Sorrentino invece com'è?

Molto divertente, lui ne capisce di musica ma in un modo tutto suo, trova della roba mai sentita, che neanche si riesce a trovare. Lui il materiale dio repertorio ce lo mette già prima, nella sceneggiatura spesso e volentieri c'è già scritta la canzone che ci sarà nella versione finale. Con lui scrivo moltissimo prima, perché mi diverte di più, solo sulla base delle chiacchiere e della lettura della sceneggiatura.È il massimo della libertà: non hai visto niente, quindi interpreti. Scrivo 30 cose, 8 si buttano, 10 si aggiustano, qualcuna è buona la prima. Ma quello che temono tutti, dal più grande al più scarso è la Temp Music, quella che mettono i registi o i montatori per dare il tempo e l'atmosfera a una scena e che poi verrà rimpiazzata dalla musica ufficiale. È una tragedia, perché se vedi una scena con la musica per due mesi, poi può pure entrare Mozart, sarà difficilissimo che vada bene. Per loro, quella musica temporanea diventa perfetta.

Dei diritti per le canzoni di repertorio come funziona?

Quelli li devi chiedere da subito, se no t'ammazzi. Metti che ormai c'hai quella canzone in testa e poi non te la danno, che fai? Metti che costa troppo o che gli aventi diritto, una volta letto lo script, neghino l'uso del pezzo perché non gli piace, che fai? 

Stai già collezionando contatti e lavori dopo il successo americano?

Mi stanno scrivendo, è successo anche prima di questa che mi cercassero per una cosa che non potevo fare perché c'era Easttown e s'incrociavano, e quando s'incrociano è la fine, ti scoppia la testa, non è proprio possibile. Anche ora ci sono delle chiacchiere, devo fare uno zoom con New York con un autore che vuole fare un film e vuole sapere se voglio farlo con lui, vedremo. L'interesse c'è stato sulla scia dei Papi di Sorrentino e ovviamente de La grande bellezza, che ha vinto Miglior Film agli Oscar, quindi una scheggia è anche mia! In ogni caso, al momento sono veramente stanco, sono stati 8 mesi di superlavoro e poi pensa che le riunioni si facevano a orari loro, quindi spesso dopo cena e a me la sera mi piace non lavorare.

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Chiaramente l'inglese lo mangi a colazione no?

Beh abbastanza sì, ma quelli so' pure stronzi. Un sacco di modi di dire, la velocità con cui dicono le cose, basta stare un attimo più calmi. Se parlassi con un inglese che parla italiano, rispetterei la sua difficoltà e invece niente. Ovviamente quello che ti dico è colore, sono aneddoti, in realtà sono molto contento, ho scritto 100 e passa pezzi. La media era una quindicina a episodio. Molti sono stati riutilizzati, ovvio, però li devi riadattare a mano, non è che tagli con le forbici. Un lavoro tosto, m'ha prosciugato.

Parlando di lavoro, come funziona la tua routine?

Mi alzo presto, alle 9 sono già in studio, in cui posso fare tutto ciò che non richieda microfoni: chitarre, bassi, tastiere, alcuni pianoforti facili, perché io suono un sacco di cose male! Faccio le tracce con gli archi virtuali e poi vado in studio dove tutti i files vengono messi in Pro Tools e dove registro gli strumenti che necessitano microfono: un violino o un cello solo, una batteria. Lì misso anche le cose che ho fatto nel mio studio. In questa colonna sonora non serviva una grossa mole di suoni registrati col microfono ad esempio.

Un consiglio per chi inizia a scrivere musica per film o serie tv?

Beh, serve tanta esercitazione: prendete scene di film che vi piacciono e metteteci la musica vostra, senza stare a rifare la colonna sonora preesistente. fatelo tante volte finché non prendete la mano.

Qual è stato percorso che ti ha portato a diventare compositore per il cinema e le serie tv?

Io ho cominciato con le pubblicità, ne ho fatte un mare, anche di altissimo livello, poi è scattata la televisione, da , in poi, con quel gruppo fortunato e bravo. Poi la tv m'ha scocciato perché ho capito che alla televisione non importava della musica, stanno sempre a guardare se l'Auditel sale o scende mentre c'è la musica, e quindi mi sono messo alla prova con un film. Da lì ho continuato con grande gioia. Mi fa fatica fisica e mentale ma mi diverto anche tanto. La fatica quando lavori c'è se no stai al mare, è un'altra cosa! Questo, come tutti i lavori musicali, è frutto di fatica, non di ispirazione, non è che ti metti davanti alla finestra e ti arriva un'idea. Può succedere, ma devi stare seduto, con lo strumento, senza, guardi, pensi, provi, c'è fatica. Questo è l'unico modo che conosco e che pratico. Lavoro quotidiano, senza sabati, domeniche o feste.

C'è qualche genere cinematografico che ti piacerebbe musicare e che ancora non hai musicato?

Guarda, i generi esistono ma io credo che nel limite del possibile bisogna sperimentare. Se stai facendo un film ambientato nel '700 non ci devi mettere per forza Mozart. Io sono della scuola contro intuitiva, nel senso: in una scena d'azione o romantica t'aspetti il ritmo o i violini, e invece no! In un film c'è già tutto: attori, recitazione, costumi, il messaggio, il montaggio, la fotografia. Tu non puoi essere pleonastico e dire la stessa cosa che dicono tutte queste parti in una scena. Il cinema di Scorsese è pieno di canzoni che sembrano non entrarci niente, e invece funziona, perché ti spiazza. La musica dovrebbe dire qualcosa che nella scena non c'è.

Quello che poi ha reso pop Tarantino, la canzone decontestualizzata...

Anche, ma Scorsese meglio, perché secondo me è più bravo. Tarantino ha un altro modo, bravissimo pure lui e ci mancherebbe, ma fa un tipo di lavoro diverso, Scorsese scava nelle cose in modo diverso. Ecco, l'ultimo film di Tarantino, Once Upon a Time in Hollywood mi è piaciuto molto più dei suoi.

Tra l'altro leggo: nel 2020 entri a far parte degli Oscar Academy Awards. Che significa questa cosa nella pratica? 

Che voto per gli Oscar! A mia insaputa, come diceva qualcuno, a primavera di un anno fa leggo su Varietydi 17 nuovi italiani sono entrati a far parte dell'Academy, poi trovo il mio nome e mi dico: "Ma è possibile che sta scritto su Variety e ufficialmente non c'è niente", e invece il giorno dopo è arrivata la mail dell'Academy che mi chiedeva se avessi piacere a essere membro. Perché no, mi sono detto, anche perché vedo tutti i film sulla piattaforma loro! Adesso non è per questo, però è abbastanza... non dico che è una cosa importante...

Ti assicuro che da fuori sembra proprio di sì!

Eheh, è un bel riconoscimento, si vive benissimo senza, ma è innegabile che fa piacere.

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Quest'anno Avanzi compie 30 anni e mi piacerebbe proprio sapere qualche aneddoto visto dalla tua prospettiva...

La band di Avanzi... noi abbiamo fatto il primo disco con quel programma, poi ne abbiamo fatto uno per programma. Erano in quattro: Stefano Masciarelli, Antonello Fassari, Corrado Guzzanti e Pier Francesco Loche. Ho scritto una decina di pezzi e posso dirti una cosa: quel lavoro è stato la prima ruga in mezzo agli occhi che ancora c'ho, e non è una battuta! 

È stata dura?

Beh sì perché se lavori con chi non è del mestiere è difficile. Loro bravissimi, ma non erano cantanti, ogni volta c'era un problema. Poi per carità, alla fine sono stati tutti felici. Solo che un giorno mi guardai allo specchio e dissi: "Madonna, eccola là, la ruga!". Fa ridere ma è vera. Siamo stati bene ovviamente, abbiamo fatto pure il tour, Avanzi Sound Machine si chiamava, con dei musicisti bravissimi. Oggi la musica in tv non c'è più, non si va oltre la promozione dell'artista, ma ogni tanto fare un gesto oltre il pop sarebbe gradito. 

Ultimamente però c'è Lundini con la band, i Vazza Nikki...

Ma Lundini è un genio, è oltre. Anche la Fanelli bravissima, siamo a livelli molto alti, mi dispiace che dura poco ma lo guardo sempre e se non lo becco in diretta lo vado a rivedere su RaiPlay. Quella cosa là è divertente, ma ti ricordi DOC con Renzo Arbore, Gegé Telesforo e Monica Nannini? Quella roba là faceva spavento, c'era chiunque (James Brown, Dizzie Gillespie, Miles Davis, Solomon Burke, Rufus Thomas, Pat Metheny, Manhattan Transfer, Chet Baker, ma anche CCCP, Litfiba, Lucio Dalla, Luca Carboni e Francesco De Gregori, n.d.r.). Sarebbe impossibile farla adesso, prova a proporre oggi una cosa così, non ti danno nemmeno retta, ascoltano la prima frase che gli dici e ti fanno "No scusa c'ho un impegno". 

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L'articolo La vita di Lele Marchitelli da "Avanzi" agli Oscar di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2021-06-25 09:05:00

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