Luca Carboni: conta solo il presente

Abbiamo intervistato Luca Carboni in vista della sua partecipazione al MI AMI 2019

Luca Carboni
Luca Carboni

Mi trovo al telefono con uno dei miei cantanti preferiti, io sono in campagna e lui in viaggio, la linea cade spesso e diamo la colpa al cambiamento climatico, che ha creato disagi in questo strano maggio. Beh, sembra tutto normale ma la realtà dei fatti è un'altra: per me Luca Carboni è un genio, senza se e senza ma. Uno che ha rivoltato la canzone italiana da così a così, che ha parlato di argomenti scabrosi facendoli passare per singoli pop, che negli anni '80 era un giovane bel tenebroso che si trovava in studio con Lucio Dalla e gli Stadio, che negli anni '90 lo trovavi in copertina su Cioè, in radio ovunque col Fisico Bestiale e Mare Mare, riconosciuto dai critici, dai teenager, pure da mia nonna e che oggi viene tirato in ballo ogni volta che esce un singolo pop di un nuovo cantante.

Luca Carboni con Tommaso Paradiso al Better Days Festival 2016 (foto Alessandro Sozzi)

Un precursore che non si è mai fermato e che continua a fare dischi che funzionano, grazie anche alle collaborazioni con gli artisti che egli stesso ha ispirato. Un artista che ama rischiare e mettersi in gioco invece di stare lì ad aspettare la SIAE dei pezzi storici e partecipare alle ospitate per cantanti del passato che non hanno più niente da dire. Luca Carboni, semplicemente, vive il presente senza stare sempre a guardare dallo specchietto retrovisore e per questo ha tutta la mia stima. In più, ripeto, sono fan con gli occhi a cuore, ma questo non inficia la nostra chiacchierata.

Carboni inventore del nuovo pop

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Abbiamo pubblicato poco tempo fa un pezzo in cui, provocatoriamente ma neanche troppo, abbiamo scritto che Luca Carboni col suo primo album ha inventato l'itpop 35 anni fa. Oggi molti musicisti cercano di riprodurre atmosfere e suoni degli '80, ma che aria tirava in quegli anni, visti da chi li ha vissuti davvero?

"Ho letto l'articolo in cui mi hai definito l'inventore del nuovo pop e non vorrei fare la parte di quello che si dà delle arie, ma trovo calzante il fatto che nei miei primi dischi ci fosse una novità che non era solo mia, ma della mia generazione. Quando ho iniziato a fare i dischi nei primi anni '80 era in atto una grandissima rivoluzione del linguaggio della canzone, della poetica in generale. I discografici dei tempi però cercavano solo band di synth pop o di elettronica per dare voce alla novità e snobbavano i cantautori, quindi sono stato una delle poche voci che portava dentro i dischi questo cambio di linguaggio che, anche se nel momento non sembrava, era talmente estremo da essere attuale ancora oggi. Da quel tempo, nella forma canzone non ci sono più stati cambiamenti così drastici come in quel periodo, a parte quello che è nato con il rap ma che (almeno al tempo) è andato in un'altra direzione. Se fossero stati presi in considerazione più cantautori negli anni '80, forse questa rivoluzione sarebbe stata ancora più amplificata. In ogni caso le band diverse, alternative hanno contribuito a cambiare questo linguaggio (un mio collaboratore, Ignazio Orlando, ha lavorato anche con i CCCP), ma i cantautori erano tenuti un po' fuori da questo cambiamento quindi quello che sentite nei miei primi dischi è una parte di me, ma anche una parte di quello che la nuova generazione dei cantautori degli anni '80 avrebbe potuto esprimere ancora di più."

 

Carboni, i 90s e il rap

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Se proprio dobbiamo dirla tutta, Luca Carboni nei 90s ha anche aperto la strada alle contaminazioni tra linguaggi nel suo tour con Jovanotti da cui è stato tratto l'album Diario Carboni in cui c'è un pezzo che ascoltandolo oggi sembra di ascoltare i Coma Cose.

"Negli anni '90 ho avuto il picco massimo dell'esposizione mediatica e ho fatto un tour con Jovanotti in cui suonavamo anche Mix 1992, un mash up tra la mia Le storie d'amore e Lorenzo con la sua Puttane e spose. È stata una mia idea per cercare di trovare un punto di contatto tra la canzone e il rap, in Italia c'era Lorenzo che lo faceva benissimo, quindi abbiamo fatto i primi esperimenti per creare un ponte tra questi due linguaggi. Io ho avuto la gran fortuna di poter vivere il mondo della musica a modo mio, grazie anche al discreto successo che hanno avuto i miei primi dischi, che mi hanno portato rispetto e stima da parte dei discografici, che non mi hanno mai fatto pressioni o legato a degli schemi di moda ai tempi. Sono sempre stato piuttosto autonomo nonostante abbia sempre avuto un contratto con una major, i discografici e i direttori artisti sono sempre stati dei complici della mia visione delle cose. Sono stato, credo, molto fortunato."

 

Carboni e il presente

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Il 2019, quasi 2020 con tutte le sue sfide. Parliamo di musica perché è ciò che c'interessa. Un tempo c'era l'industra discografica che funzionava, se un artista sbagliava un disco c'era il margine per fargliene fare un altro, oggi se sbagli il primo singolo potresti anche bruciarti, però...

"La vera differenza da quando ho iniziato io ad oggi è che nel presente, tutti hanno la possibilità partendo dal basso di poter raccontare la loro storia e arrivare alla vetta, mentre quando ho iniziato io, venivi selezionato da tanti talent scout che erano dipendenti delle case discografiche e che andavano in giro nei club a vedere i concerti, ascoltavano le cassette per poi scegliere 2 o 3 su 1000. I produttori avevano una funzione molto importante perché per realizzare i dischi era necessario avere i finanziamenti di una casa discografica. Era molto costoso realizzare un disco negli anni '80: lo studio di registrazione e i fonici dovevano essere i migliori, i musicisti lo stesso, dovevi registrare la batteria e oggi puoi non farlo, ti puoi servire di campioni al computer o registrare in modo più casalingo e avere lo stesso la tua possibilità. Io stesso ho collaborato negli ultimi anni con Tommaso Paradiso, Calcutta, Giorgio Poi, Colapesce, Gazzelle, Raina, Dardust e questa esigenza fa parte del mio essere e del mio percorso artistico, fin dal secondo album ho sempre tentato di smontare il disco precedente, a costo di fare un salto nel vuoto, per far sì che il racconto andasse avanti. Non mi piacerebbe vivere di best of del passato, per me la musica è guardare avanti, sempre."

 

Carboni e i nuovi fan

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Con i suoi tormentoni tipo Luca lo stesso, Carboni ha saputo intercettare il favore del pubblico più giovane e oggi i suoi concerti sono transgenerazionali. Chissà come l'hanno presa i fan old school.

"Con gli ultimi tre dischi, da Fisico e Politico in cui c'era l'incontro con Fabri Fibra, poi Pop-up e Sputnik con le molte collaborazioni di cui parlavamo prima, mi sono trovato davanti un pubblico più giovane, che mi ha conosciuto magari con Luca lo stesso e poi è andato a riscoprire qualche canzone del passato, ventenni che hanno l'età di mio figlio. Devo dire che è molto stimolante avere davanti tante generazioni e accorgersi di poter comunicare anche con quella più lontana da te. In generale, i vecchi fan prendono queste nuove sonorità abbastanza bene, poi c'è sempre chi non sta seguendo tutto quello che sta succedendo nella musica di oggi quindi non è così al corrente del valore di questi incontri, però poi alla fine credo giudichi la canzone che ne viene fuori, e emoziona o no, al di là di tanti ragionamenti più intellettuali."

  

Carboni e il MI AMI Festival

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Luca Carboni è il vero ospite del MI AMI Festival 2019. Suonerà un set speciale? Farà la mia preferita "Ma che amore incredibile?" (spoiler: Forse, mi hai dato un'idea.)


"Conosco il MI AMI anche se non sono mai stato lì fisicamente, l'ho sempre seguito attraverso i social e la rete, sono sempre stato curioso di vedere che tipo di ospiti ci fossero e ho avuto un gran piacere ad essere invitato, è un modo per seguire le nuove generazioni e per uno della mia, dividere il palco con artisti più giovani è un bel segno. Per l'occasione stiamo preparando qualcosa di veramente speciale: creeremo una sintesi di quello che è stato lo Sputnik tour fino ad oggi, che già toccava tutte le fasi del mio percorso, partendo dalla dimensione più elettronica degli ultimi dischi fino ad arrivare a ritroso all'85. Saranno rappresentati tutti i 35 anni della mia musica, sottolineando le differenze di sonorità delle varie epoche, in più ci sarà una grande sorpresa in collaborazione con un musicista più giovane che è già lì a suonare. Una canzone che presenteremo linsieme sul palco e che poi uscirà nella versione in studio."

 

Carboni e la sua canzone italiana preferita

Una curiosità, pura e semplice, ma anche la domanda più difficile a cui rispondere. E una gioia.

Mica facile. Ti dico L'anno che verrà di Lucio Dalla.

 

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L'articolo Luca Carboni: conta solo il presente di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2019-05-17 10:20:00

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