Santachiara, la settimana da Satie a Mac Miller

Ogni brano è associato a un giorno della settimana: dal ripiglio del lunedì dopo, a un "Weekend da cani", fino alla malinconia domenicale di "Silenzioso". In "Sette pezzi" ogni giornata ha la sua musica. Anche durante il lockdown

Luigi Picone, aka Santachiara - foto di Enrico Barone
Luigi Picone, aka Santachiara - foto di Enrico Barone

In una Napoli che continua a piangere la scomparsa di Maradona, il suo eroe più amato, c’è anche qualcosa di nuovo che nasce. Stiamo parlando di Santachiara, il giovane cantautore cresciuto in Umbria che da qualche anno vive nel capoluogo campano – il suo nome d’arte deriva dall’omonimo quartiere nel centro della città – e che ha appena pubblicato il suo album Sette pezzi.

Finire a parlare del Pibe de Oro con Luigi Picone – questo il vero nome di Santachiara – in un momento del genere è inevitabile. "In questi giorni non sono uscito di casa, però ho visto molto le reazioni sui social", ci ha rivelato Luigi. "Mio padre lo andava a vedere giocare allo stadio, mentre uno dei miei coinquilini si chiama Diego proprio in onore di Maradona, si percepisce quanto importante è stato qua. Spero che il mio disco permetta di allontanare un po’ quel dolore".

L’uscita di Sette pezzi è preceduta dalla pubblicazione di tre singoli a cadenza settimanale nel corso di novembre: Tutto gira, Lasciarmi andare e Silenzioso. Quindi, Io e me e Alba erano già usciti tra giugno e luglio e ce li eravamo già fatti raccontare sempre da Luigi. Con l’ultimo venerdì del mese, oltre a Sette pezzi, è stato pubblicato l’ultimo singolo Weekend da cani, che in realtà funge da traccia d’apertura del disco. "Abbiamo fatto così perché non c’è un brano che è IL singolo dell’album, abbiamo puntato forte su ognuno".

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Ciò che colpisce di Sette pezzi è la sua natura sfuggente, in cui ogni brano è diverso dall’altro, sia come temi che come suoni. Dall’ukulele di Weekend da cani allo sfogo solo chitarra e voce di Quindi, passando per il "macmilleriano" – su sample di SatieSilenzioso, ogni brano è un mondo a sé. Un po’ come i giorni della settimana, dove possono succedere mille cose diverse e far parte di un insieme unico. L’obiettivo di Sette pezzi è proprio questo: "Volevo che ogni brano rappresentasse un mood associabile a un giorno della settimana. Il disco è un percorso che va dal lunedì alla domenica, ma allo stesso tempo è un serpente che si morde la coda: dopo la domenica, c’è sempre un altro lunedì". Il giorno preferito è però il venerdì, come dichiara nella sua bio di Spotify: "Mi piace perché un ibrido: è un giorno di festa, perché segna l’inizio del weekend, però fa ancora parte della settimana lavorativa. È pieno di contrasti, come me. E poi è un giorno molto universitario: tante serate che mi hanno cambiato sono successe di venerdì".

A riflettere questa inafferrabilità di Santachiara e il percorso costruito dai singoli prima dell’uscita del disco, c’è il progetto grafico. Le copertine degli ultimi singoli vedono il corpo di Luigi che si materializza un pezzo alla volta, fino a comparire per intero sulla cover di Sette pezzi. Non si tratta però di un’immagine nitida: si tratta di foto glitchate, manipolate come se stessero passando su un canale televisivo sintonizzato male. "Anche nelle altre copertine, ci sono sempre io ma non sono davvero il soggetto principale, non mi si vede mai bene in faccia, sono sempre coperto o sfocato, volevo che la mia immagine fosse sgretolata. E poi c’era l’idea di rappresentare un percorso che si costruiva, quindi è come se fossi stato smolecolato due volte".

 

La copertina di Sette pezzi
La copertina di Sette pezzi

Il concetto di settimana è stato in parte sgretolato nel corso della quarantena, in cui ci si trova a dover affrontare giorni chiusi in casa, l’uno uguale all’altro. "Però tutti ci ricordiamo com’era prima e il lockdown non ci sarà per sempre", ribatte Luigi. "Per ora, Sette pezzi serve a ritrovare un po’ il senso dei giorni. Nel momento in cui si potrà ricominciare a uscire, sarà una colonna sonora che accompagna". Ed è proprio nella monotonia di queste giornate che Luigi è andato a vivere assieme a degli amici e ha iniziato il suo corso di laurea magistrale in psicologia. "Avevo bisogno dei miei spazi, anche di poter cantare e suonare in orari improbabili magari. L’unica cosa che mi dispiace è che le lezioni le devo seguire online, è terribile".

La passione di Santachiara per la musica nasce in casa: entrambi i genitori sono artisti di strada e lui ha sempre vissuto con della musica attorno. "Non so se farò lo stesso percorso però, per ora la mia strada è un’altra", precisa Luigi. "Grazie loro ho imparato a non avere paura di esprimermi e penso che la musica debba essere ascoltata da tutti, quindi anche da chi passeggia per strada e non solo dagli appassionati. Io però sto facendo esperienze diverse, sia musicali che accademiche".

 

Santachiara - foto di Enrico Barone
Santachiara - foto di Enrico Barone

In Sette pezzi c’è tutto il mondo di un ventenne, tra delusioni amorose affogate in un gin tonic, i momenti di spensieratezza assoluta contrapposti alle ansie per il futuro, le serate passate con gli amici – "Ho degli amici che hanno un locale qua in centro a Napoli e ci ho passato un sacco di serate, è come se avessi scritto il disco là", ci ha svelato ridendo Luigi. E i concerti, dove urlare a squarciagola. "Prima di fare il cantante lo facevo sempre, è qualcosa che mi diverte tantissimo, c’è un livello di coinvolgimento enorme. Non ti interessa l’intonazione, la tonalità, sei in mezzo a un flusso di energia che è stupendo. Sfogarsi così è impagabile. Adesso ci devo stare attento, finisco un sacco di volte la voce".

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Perdersi nelle canzoni-giornate che Santachiara ci descrive è un’esperienza tanto familiare quanto variegata, in cui è facile immaginarsi protagonisti del racconto, tra gli onnipresenti riferimenti cinematografici – James Dean, Rocky, David Fincher – e artistici – Monet, Magritte. E chi non si è sentito almeno una volta come Morrissey, a passare la giornata a letto, come dice Luigi in Weekend da cani? Resta solo il dubbio su chi sia Pierre, anche lui citato all’interno della canzone. "È un personaggio inventato, ma mi sembra l’esempio perfetto di nome generico francese. Mi è successo più volte di essermi innamorato di una ragazza e che poi, il giorno dopo, questa se ne fosse già andata. Il senso era rendere il modo diverso in cui andiamo avanti: lei in Erasmus, io a rigirarmi nel letto".

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L'articolo Santachiara, la settimana da Satie a Mac Miller di Redazione è apparso su Rockit.it il 2020-11-27 18:30:00

Tag: album

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