Solo Amore per il Colle Der Fomento, Odio Pieno per chi sfrutta la paura della gente

Il rap degli anni '90-'00, il "mostro" Roma, le discipline dell'hip hop e cosa rimane oggi di quel sogno. La nostra intervista (con foto davvero speciali!) a Danno e Masito in occasione del libro che racconta la loro vita e carriera, "Solo Amore", scritto con Fabio Piccolino

RomeZooAllStars a Termoli nel 2000, foto di F. Ferrante
RomeZooAllStars a Termoli nel 2000, foto di F. Ferrante

Lo sai che spacca. La strofa che ti rappo e la tua testa flippa. adesso canta tu, vediamo chi è che strippa.

Sto come una pigna sotto al treno.

Forse è solo un Funk romano ma dà in culo, perchè è roba mia.

 

A distanza di 26 anni (uno più di Rockit), ci sono frasi di Odio Pieno, disco di culto del Colle Der Fomento che mi tornano regolarmente alla mente, spesso nelle situazioni più improbabili. È stato, per una generazione e mezza almeno, un disco seminale, fondativo. Paragonabile a SxM e poche altre gemme nella storia del nostro rap pionieristico. 

Quel disco, che rimane nei cuori e sui piatti di molti, è stato seguito da altre tre pietre miliari: Scienza Doppia H, Anima e ghiaccio e Adversus. Ciascuno a modo proprio, seguendo un percorso evolutivo impossibile da non notare, dischi intensi e immensi. Dischi che proiettano nell'olimpo del rap i Colle Der Fomento. Il rap fatto in un certo modo, quello che non vive di numeri e sovrapproduzione, ma che al contrario agisce sul territorio, va dal vivo, testimonia con la propria presenza la possibilità di affrontare le cose diversamente.

Ora questa testimonianza passa anche attraverso un libro, Solo amorepubblicato da Minimum Fax e scritto con Danno e Masito, l'anima del colle, da Fabio Piccolino, bravissimo giornalista e collaboratore di Rockit. Racconta la genesi della band, in quella Roma e in quel periodo storico. E poi il loro percorso fino a oggi, con numerosi interventi delle persone che gli sono state vicine e che hanno condiviso pezzi di strada come Piotta, Ice One e Dj Baro. C'è tanto rap romano nel libro, ma ci sono anche gli Stati Uniti del riscatto dei marginali, di cui in tanti tra '80 e '90 si sono innamorati. C'è tutta la mentalità del Colle, quella per cui ancora oggi in tanti si riconoscono in loro e difficilmente in chi in quel "gioco" li ha seguiti.

Qua sotto trovate la nostra chiacchierata con Danno, Masito e Fabio Piccolino. 

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Solo amore per chi, oggi?

Danno: Solo amore per chi mette amore in quello che fa ovviamente, per la musica e per chi la fa in modo onesto e genuino.

Masito: Solo amore per la musica in primo luogo, quello spazio libero in cui mi sento vivo, ma anche per le persone che ho attorno e mi hanno reso quello che sono oggi.

Fabio: Solo amore per chi sa amare senza avere paura di farlo, per chi riesce a rimanere onesto con sé stesso e per chi è capace di rispettare gli altri.

E odio pieno, invece, per chi?

Fabio: L’odio è un istinto primordiale presente in tutti noi, che però deve evolvere, deve essere il mezzo per comprendere innanzitutto se stessi.

Masito: L'odio è uno stato d'animo che offusca la mente e cambia le tue priorità, oggi è un sentimento che non provo più e mi sento più leggero...non odio nessuno. Forse crescere è cosi per tutti, a un certo punto fai pace con te stesso e di conseguenza con le persone che hai intorno.

Danno: Odio pieno per i prepotenti e gli arroganti, per chi sfrutta l’ignoranza e la paura della gente e ne fa mestiere.

Ai tempi in cui si chiamavano FDC, nel 1993 al Corto Circuito
Ai tempi in cui si chiamavano FDC, nel 1993 al Corto Circuito

Quando e come hai conosciuto il Colle?

Fabio: Di come ho scoperto da ascoltatore i Colle der Fomento ho due immagini nella testa. La prima su un autobus, avrò avuto forse 14 anni, mentre con alcuni amici stavamo andando in un liceo del centro che era appena stato occupato. Un mio amico mi passò gli auricolari del walkman, dentro c’era Odio Pieno. Mi incuriosii ma rimase una cosa ancora sospesa, che non approfondii.  L’altra immagine è di un paio di anni dopo. Avevo iniziato ad ascoltare il rap italiano e mio cugino era andato in fissa totale per Scienza Doppia H. Quel pomeriggio a casa mia me lo fece ascoltare traccia per traccia, e mi contagiò col suo entusiasmo. Mi copiai la cassetta e da lì in poi il Colle è stato una presenza costante nella mia vita. Li ho conosciuti di persona spinto dall’idea di intervistarli per provare a raccontare la loro storia. Prima Danno, fuori dal cinema Farnese a Roma, alla proiezione della prima del documentario Numero Zero sul rap italiano, e dopo qualche settimana Masito. Con me si sono dimostrati da subito disponibili, anche se abbiamo avuto bisogno di un po’ di tempo per conoscerci e per mettere a punto l’idea di quello che poi sarebbe diventato il libro. 

Graffito alla Stazione Nomentano, primi anni 90
Graffito alla Stazione Nomentano, primi anni 90

Cosa avevate bisogno di tirare fuori attraverso un libro?

Danno: A questo punto della nostra storia ci è sembrato importante raccontarla in un libro e condividerla con chi ci segue in questo nostro viaggio.

Masito: In questo libro ci siamo noi al 100%, un viaggio ancora in corso che abbiamo voluto raccontare a cuore aperto. In un ambiente molto finto (quello del rap italiano) siamo un esempio diverso, credo sia importante raccontare che non tutti vanno nella stessa direzione.

Masito nel 1992
Masito nel 1992

Una cosa che vi ha emozionato e una che invece è stato difficile tirare fuori dei vostri anni di militanza hip hop?

Danno: Ricordare i primi anni è stato emozionante, ricostruire per bene tutto è stato più complicato, tanti ricordi, tanti pezzi da mettere insieme.

Masito: Raccontare alcune cose personali da una parte chiarisce le idee a chi non ti conosce troppo bene, da un'altra mi fa sentire forse troppo esposto... raccontare della mia famiglia non è stato facile.

In studio da Ice One nel 1995
In studio da Ice One nel 1995

Perché oggi la storia del Colle va ancora raccontata?

Fabio: Credo che la loro sia una storia unica per come si è sviluppata nel corso degli anni, per le scelte che li hanno contraddistinti e per il rapporto che nel tempo sono riusciti a creare con il pubblico. Un affetto enorme e reciproco, che nel tempo è diventato un patrimonio comune. 

Cosa ci dice di noi, e di come siamo cambiati, la loro storia?  

Fabio: È una delle questioni che viene posta nel libro, proprio perché rappresenta un unicum. Il mondo della discografia va in un’altra direzione, si cerca di dare un’immagine di sé e attraverso i social, bisogna essere costantemente presenti, vivi, non far perdere l’attenzione del pubblico. E anche per quanto riguarda i contenuti, si suppone che alcune cose non vadano bene per il mercato e dunque vengono automaticamente scartate. I Colle der Fomento invece sono andati da un’altra parte, hanno seguito la loro attitudine, hanno avuto altri obiettivi, altre priorità. E facendolo hanno dimostrato che un’alternativa è possibile se si ha il coraggio di percorrerla.

Gangia Crew a Piazzale Flaminio, nel 1991
Gangia Crew a Piazzale Flaminio, nel 1991

Nel libro introducete la figura dell'amico talebano, cioè l'ascoltatore hip hop rimasto inamovibile su certi principi, suoni, atteggiamenti, tutto. Ce ne sono ancora tanti?

Danno: Ce n’erano di più prima quando l’hip hop era più “dogmatico” perché dovevamo capirlo noi per primi, e quindi ce lo spiegavamo a suon di “regole” che ci davamo da soli. Ci davamo dei confini per non perderci e per capire meglio la direzione che stavamo prendendo. Però lo vedo sempre il mio amico talebano, e ancora si emoziona se dico il nome di Rakim.

Voi che talebani non siete, come vedete l'hip hop italiano oggi?

Danno: L’hip hop oggi, in Italia e non solo, è un genere ormai adulto che cammina sulle sue gambe, ha perso sicuramente un po’ di quella magia dei primi anni ma è giusto così: ha rotto quella barriera che lo lasciava in una nicchia buia e silenziosa. La sfida adesso è riuscire a creare un terreno solido e fertile sia per il mainstream che per l’underground, traguardo non facile da raggiungere.

Masito: Parlare di Hip Hop oggi credo non abbia più senso, quel sentimento che ci univa negli anni '90 e che ci faceva sentire un tutt'uno con le quattro discipline è stato sostituito dalla "fabbrica" musicale; il Rap oggi è in forma ma ognuno per sé…noi poi lottavamo per essere accettati e riconosciuti, oggi è una moda diffusa a 360 gradi, un genere Pop. E mentre prima era "speciale" fare rap per pochi oggi è la prima scelta di ogni ragazzino.

Fabio: Sono cambiati i linguaggi, è cambiata la musica, sono cambiate le generazioni. Ma oggi come allora c’è chi mette passione ed energia in quello che fa, così come c’è chi ascolta soltanto le sirene del mercato, del successo fine a sé stesso. C’è ancora tanta bella musica da scoprire e tante persone appassionate che credono in quello che fanno. 

Danno, Masito, Grandi Scuole, Vinch e Paky all'Olimpico nel 1992
Danno, Masito, Grandi Scuole, Vinch e Paky all'Olimpico nel 1992

Quante volte li hai visti dal vivo? Cosa ti restituisce un live del Colle?

Fabio: Non li ho visti dal vivo moltissime volte, credo nell’ordine di 5-6. Ci sono band di cui ho visto molti più concerti in vita mia. Il loro live però è sempre un’esperienza intensa, proprio perché c’è un grande scambio tra loro sul palco e il pubblico presente, un’energia che si propaga e da cui non si riesce a rimanere indifferenti. Nel brano Solo Amore Danno dice “Sul palco fino a che finisco il fiato, fino a che distrutto non ti avrò lasciato tutto e ti avrò contagiato”: l’ho sempre trovata una frase che descrive alla perfezione quello che succede a un concerto dei Colle der Fomento. 

Che periodo è per i live per voi?

Danno: Stiamo ricominciando piano piano a suonare, la musica live ci sarà sempre, è una dimensione che non può mancare.

Masito: Il Covid ci ha penalizzato molto, ha penalizzato specialmente gruppi come noi che non hanno etichetta (per scelta), abbiamo perso tanti concerti e come musicisti siamo stati supportati da Siae e stato in maniera caotica e totalmente insufficiente. Adesso tutto è ripreso ma molti locali hanno chiuso e non è facile fare booking come nel pre-covid.

Live al Circolo Degli Artisti nel 1995, foto di G. Pelusi
Live al Circolo Degli Artisti nel 1995, foto di G. Pelusi

Ti muovi nella scena romana da anni: com'è la musica a Roma oggi?

Fabio: Roma è sempre stata una città con una grande tradizione musicale. È una metropoli abitata da milioni di persone, e questo secondo me è una grande ricchezza perché ha consentito alle persone di avere una scelta, di poter decidere a quale “nicchia musicale” appartenere, avere la possibilità di un confronto. Le cose ovviamente sono cambiate col tempo, sono cambiati i gusti musicali, le tendenze, i generi, ma è rimasta costante la curiosità. E dopo il Covid, c’è una grandissima voglia di musica, di eventi, di partecipazione. 

E Roma in generale?

Danno: Un mostro che divora tutto e tutti. chi sopravvive forse ne esce più forte, forse.

Masito: Una città diversa rispetto a gli anni in cui eravamo giovani, con un carattere forte ma a volte anche stupido e arrogante in cui non mi sono mai ritrovato. Io e Simone non siamo due romani classici, la nostra Roma siamo noi, quella di Zerocalcare, di Poeti der Trullo, di Do Your Thang.

Taverna Ottavo Colle, 1995, foto di G. Pelusi
Taverna Ottavo Colle, 1995, foto di G. Pelusi

Metti in ordine i dischi del Colle?

Fabio: Ogni loro disco rappresenta per me qualcosa, e questa quindi è una domanda difficile perché potrei utilizzare tanti criteri diversi per classificarli. Probabilmente però è giusto mettere al primo posto nella mia classifica l’ultimo, Adversus, perché lo considero un disco maturo, completo e importante per tutta la musica italiana. Poi metto Scienza Doppia H, sia per una questione di affetto personale, sia perché è un disco che ancora oggi, a distanza di tanti anni, suona in modo estremamente moderno. Anima e Ghiaccio è un album molto iconico, che contiene alcuni dei brani che sono più rimasti nell’immaginario comune, mentre vedo Odio Pieno come un album che, pur essendo per certi versi ancora immaturo, è pieno di energia viva, e rimane un importante documento di un’epoca in cui la musica era molto diversa da oggi. 

Il disco e il brano cui siete più affezionati. 

Danno: Tical di Method Man è stato un album che mi ha cambiato la vita. In quel disco c'è il pezzo What the blood clat: Dj Stile sa perchè, sta tutto lì dentro come io vedo e sento il rap.

Masito: Come pezzo sicuramente Ghetto Chic che inizialmente doveva essere il mio pezzo da solista, è un brano perfetto per i live e mi diverto sempre a farlo dal vivo...il campione dei Cramps gli dà un appeal molto rock e live crea sempre una grande energia sopra e sotto il palco. Come album Adversus... tutto.

Gusto Dopa al Sole nel 1996
Gusto Dopa al Sole nel 1996

Il vostro pezzo che non è stato "capito"?

Danno: Dovremmo chiederlo a chi ascolta…ognuno per me è libero di interpretare i pezzi come vuole e di trovarci dentro qualcosa, non penso ci sia un solo significato in quello che scriviamo

Masito: Fratello dove Sei che sta dentro Anima e Ghiaccio non è stato troppo notato dal pubblico, ma secondo me nel periodo in cui è uscito era perfetto. Parlavamo direttamente alla nostra gente e a noi stessi in un periodo di forti cambiamenti e personalmente (Simone l’ha scritto per primo) mi ha stimolato a fare di più negli anni a seguire.

Circolo degli Artisti 1995, foto di G. Pelusi
Circolo degli Artisti 1995, foto di G. Pelusi

Il personaggio dimenticato che vi piace citare?

Danno: Non penso sia dimenticato, anzi, ma mi piace ricordare Gianni Pantaloni dei Growing Concern (rest in party amico mio), punto di contatto fra noi dell’hip hop e la scena punk-hardcore romana, vero intenditore di musica e amico dei tempi del Circolo degli Artisti, pogavamo insieme sugli House of Pain.

Masito: Non è dimenticato affatto ma cito appena posso Crash Kid (Massimo Colonna), che è stato molto importante per Roma e tutti noi: ci ha insegnato un Hip-Hop condiviso come comunità e l'importanza dell’originalità.

A Ostia nel 1995
A Ostia nel 1995

Com'è nato il motto Keep it Vuccireal?

Danno: Keep it Vuccireal è una cosa che avevo scritto per Moodmagazine tanti anni fa dopo essere stato a Palermo nel quartiere della Vucciria. Ero rimasto colpito da quanto fosse “real” quella situazione e mi è venuto spontaneo giocare col concetto di “keep it real”, che si usava molto nell’hip hop come slogan ed era forse un pelo abusato. È un po’ il discorso dell’amico talebano, pensavamo che il Bronx fosse “real” …e perché la Vucciria no?

Live di Adversus del 1999 allo Strike
Live di Adversus del 1999 allo Strike

Come vorreste essere ricordati un giorno?

Danno: Come “quelli che facevano il rap”

Masito: Come una persona sensibile in un ambiente "spavaldo", e soprattutto uno con uno stile che non somiglia a nessun altro.

Zero rimpianti?

Danno: Citando Frank…si, qualcuno, ma così pochi che non ha senso dirli...

Masito: Nessun rimpianto. 

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L'articolo Solo Amore per il Colle Der Fomento, Odio Pieno per chi sfrutta la paura della gente di Dario Falcini è apparso su Rockit.it il 2022-11-25 13:35:00

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