Il gioco di parole era già lì, sotto gli occhi di tutti, tanto che l'avevamo usato per titolare l'articolo che raccontava la prima giornata passata insieme tra Giovanni Truppi e Thru Collected di due anni fa. Poi da quel giorno ne sono passati diversi, perlopiù in studio, a costruire quello che sarebbe poi diventato - per l'appunto - Thruppi, l'omonimo disco del progetto che vede il giovane collettivo napoletano, tra le cose più originali e cariche di energia degli ultimi cinque anni, e il cantautore loro concittadino, amante della canotta e con una discografia composta da un sacco di dischi notevoli.
Da questo incontro non era chiaro se poi ne sarebbe sorto un album, ma poi è esattamente quello che è successo. E per fortuna, visto che si tratta di un disco molto bello, cupo ma anche pieno di speranza, con distorsioni e orchestrazioni, elettronica e noise, ritornelli efficacissimi, cori montani e pure un interessantissimo passaggio di spoken word e skit vecchia scuola (Napoli città di morte). Il tutto questo con una Napoli sullo sfondo che si scosta rispetto all'immaginario più da cartolina a cui ci ha abituato negli ultimi anni, rivendicando invece tutte le sue contraddizioni.
Ne abbiamo parlato con i diretti interessati, o meglio una parte di loro: Giovanni Truppi, Alice e Ben Romano del Thru Collected.
Qual è stata la prima canzone ascoltata dell'altro? Cosa avete pensato?
Giovanni Truppi: Cantautoraverz. “Bellissimo! Sembra M.I.A.”.
Alice: Stai andando bene Giovanni. Ero adolescente. Ho pianto. E poi ho riso. E ho pensato: "Incredibile questa roba qui". All’epoca quando ascoltavo la musica mi ci ponevo in modo diverso, forse più leggero, e con un occhio di riguardo sempre alle parole e, quelle di Giovanni mi ispirarono tanto tanto.
Ben Romano: La prima che ho ascoltato è stata Superman, la trovai estremamente ironica ed intelligente, con un sound semplice ma molto preciso ed impattante.
Sappiamo come vi siete conosciuti, come è andata avanti in questi anni la relazione, invece?
Giovanni Truppi: Fondamentalmente la relazione è stata approfondita in studio. Soprattutto negli incontri in cui abbiamo lavorato alle canzoni in piccoli gruppi. Quello che è successo prima, che pure è stato importante e ha messo le basi, è stato un fatto di pancia, un annusarsi.
Alice: Credo che stare in studio abbia aiutato ad accorciare delle distanze che invece all' inizio personalmente sentivo (data forse la differenza di età o la stima che provo nei suoi confronti). È come se in studio, la timidezza che mi appartiene mi avesse abbandonato, ma qui c'è da ringraziare la musica che come al solito trasporta, trasforma, riscopre, rafforza.
Ben Romano: In realtà letteralmente suonando, producendo e scrivendo insieme, tutto coadiuvato da pranzi e cene pre e post sessione in cui avevamo modo di conoscerci meglio non solo come musicisti.
Perché un intero joint album?
Giovanni Truppi: Perché no?
Alice: Perchè no?
Ben Romano: Perchè no!
Cosa ha dato - e cosa eventualmente ha reso più complesso - il salto generazionale?
Giovanni Truppi: In generale, soprattutto mentre eravamo in studio a lavorare, mi è capitato poco di pensare alla differenza d’età. Poi sicuramente è stata qualcosa che a volte mi ha fatto mettere in discussione le idee che portavo, domandandomi se sarebbero potute piacere a persone che probabilmente guardavano la musica da una prospettiva diversa dalla mia, e dall’altro mi portato a chiedermi qualche volta in più del solito se non ci fosse qualche critica che magari, per via dei miei anni, si tenevano per loro.
Ben Romano: Sicuramente il modus operandi in studio e organizzativo era settato in maniera totalmente differente, noi tendiamo ad essere molto disorganizzati e caotici mentre Giovanni mi è sembrato piuttosto organizzato.
Dove avete lavorato e quanto avete dovuto cambiare le vostre abitudini vista la novità dell'ingresso dell'altro nella fase creativa e produttiva?
Giovanni Truppi: Abbiamo lavorato a Napoli e Roma, iniziando nello studio dei Thru Colletted e finendo nel mio. Sono abituato a prendermi molto tempo per scrivere e questa volta non è stato così. Forse questa è la differenza principale tra questa esperienza e le mie abitudini.
Alice: Abbiamo lavorato principalmente nello studio di Giovanni al Pigneto a Roma, ci dividevamo in piccoli gruppi per fare session... Fortunatamente niente di troppo lontano da come sono stata abituata in questi anni a lavorare con i thruco.
Ben Romano: Abbiamo lavorato principalmente a Roma, ma le prime giornate conoscitive in studio le abbiamo fatte su Napoli. Tendenzialmente le canzoni le facevamo dalla sera alla mattina invece con Giovanni abbiamo iniziato a lavorare dal mattino fino a sera, senza mai fare nottate assurde.
In cosa è diverso da un disco di Truppi, in cosa è diverso da un disco dei Thruco?
Giovanni Truppi: Mi sembra, rispetto al mio solito, di aver considerato di meno la forma canzone come riferimento (se pure da mettere in discussione). Credo che, rispetto a un disco dei Thru, ci sia una maggiore presenza di strumenti acustici.
Ben Romano: Ci sono sicuramente molti più sprazzi di elettronica e di breakbeats di batteria e tracce di stilemi che vengono dall’hip hop (808, ad libs) e tantissimi timbri di voci, mentre è diverso da un disco Thruco perché è molto più suonato e arrangiato del solito, anche le strutture dei brani hanno delle sezioni che si ripetono e dei ritornelli, mentre con i Thruco questo era più raro.
Alice: Credo ci sia più roba suonata, acustica, rispetto ai dischi thruco e invece più “non forma” rispetto ai dischi Truppi. Un grande ibrido direi, ahah.
Verrà letto come un disco cupo, probabilmente. È così?
Giovanni Truppi: Non sono bravo a fare previsioni ma secondo me neanche tanto. I titoli, da questo punto di vista, ingannano un po’. È un disco vitale, giocoso. Ha dei lati dark, ma più alla Tim Burton.
Alice: Verrà letto come vorranno. Non importa troppo come venga letto, ma che venga letto, che venga masticato e condiviso e che smuova qualcosa.
Ben Romano: In realtà credo sia ben bilanciato, ci sono delle tracce solari come Nero e Sir Pente ma anche tracce più riflessive come Napoli città di morte e Vecchie fiamme.
Perché quel (bellissimo) passaggio Spoken? Cosa aggiunge?
Giovanni Truppi: Nel caso di Napoli città di morte siamo partiti da un’idea degli Specchiopaura. Quando ci siamo messi a pensare a quale sarebbe potuto essere il mio intervento, Fabrizio ha suggerito che scrivessi qualcosa da leggere piuttosto che da cantare e così è nata l’idea della mia parte. All’inizio era tutta attaccata, poi Antonio (Grip Casino), uno dei miei compagni di studio, ci ha dato l’idea di alternare musica e spoken.
Ben Romano: Una narrativa ben precisa e una descrizione perfetta del paesaggio sonoro che ascolti nel brano.
Questa è la società di Denti perfetti? Vivete questa ipocrisia?
Giovanni Truppi: Mi sembra che questa sia anche la società di Denti perfetti, come di altre cose. Sicuramente è una società che spesso ci fa interessare ai denti perfetti più che a altre cose più importanti, tipo la fine del mondo.
Alice: Sì, questa è anche la società di denti perfetti, ipocrisia e artificialità sulla bocca di tutti. Fa male riconoscere. Ma cantarla aiuta a buttare via il nero, a svelare e a trasformare.
Ben Romano: Direi di sì, mi sembra molto più facile incontrare persone che ti raccontano bugie per farti stare meglio piuttosto che altre che ti dicono la verità, che è antipatica il più delle volte.
Dopo tante cartoline qua dentro mi pare ci sia una Napoli più vera. Come vivete il momento della città?
Giovanni Truppi: Non vivo a Napoli da tanto e non ci torno spesso. Al netto di una serie di eccessi da problematizzare (ma stiamo sempre parlando di Napoli) mi fa piacere che ci sia questo momento di attenzione per la città e mi sembra più positivo che negativo.
Ben Romano: Amore e odio perenne.
Che accade ora? Live?
Giovanni Truppi: Ci piacerebbe molto, chissà!
Alice: Beh sarebbe assurdo, chi lo sa!
Ben Romano: Chi può dirlo, sarebbe molto bello.
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L'articolo Thruppi: un incontro generazionale per governare il caos di Redazione è apparso su Rockit.it il 2025-06-20 12:50:00
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