Gianni Maroccolo - via Mail, 11-10-2010

(Foto di Annalisa Russo e Toni Contiero)

Un'intervista, per quanto lunga, non può riassumere tutti i progetti di Gianni Maroccolo. Fausto Murizzi ha spaziato tra quelli più recenti (Beautiful), quelli meno (CCCp, Csi, Pgr) e il futuro (una serie di uscite dedicata alla scienza insieme a Max Casacci e altri). E quando gli si chiede se ha ancora senso nel 2010 fondare un'etichetta discografica (l'Al-kemi lab) lui dimostra di avere le idee chiare.



Cominciamo dal presente: quanto il progetto di Beautiful può definirsi estemporaneo, anche rispetto al risultato finale?
Estemporaneo e soprendente quanto l'incontro che lo ha generato. Non ho aspettative quando mi capita di incrociarmi con altri musicisti se non quella di vivere e condividere il "momento creativo". Beautiful, per quanto mi riguarda, non aveva in mente niente, non ha pensato ad un "genere", ad uno "stile", ad un "linguaggio definito". Solo la voglia di "jammare" insieme. Ci siamo ritrovati per dieci giorni al Teatro Petrella di Longiano; lo abbiamo fatto e abbiamo registrato per il puro piacere di farlo. Questo è Beautiful e questo album documenta fedelmente quella lunga jam.

A proposito dell'album omonimo, la nostra Margherita Di Fiore scrive che "si risolve in un pasto ben cucinato e mal servito che mostra inoppugnabilmente la Passione di chi suona ma non centra il puntino rosso di chi ascolta, mescolando carte diverse tra l'intenzione e il caso senza riuscire a ottenere la combinazione vincente". Alla luce di ciò e a bocce ferme, pensi ci sia effettivamente qualche tassello mancante nel disco?
Che dire, mi spiace non aver centrato il puntino rosso di Margherita. Altri non la pensano così e in fondo è giusto che la musica venga vissuta e percepita in modi differenti. Concorderei con Margherita se tra le nostre intenzioni vi fosse stata quella di servire "un bel pasto" e/o di "centrare il puntino rosso di chi ascolta" e/o addirittura ottenere la "combinazione vincente". Ma questo album altro non è che una "suonata registrata", nata dalla ricerca di finalità lontane da quelli citate da Margherita. Ripeto, è la fotografia di una jam… un linguaggio e una forma musicale abituale ai tempi in cui ho iniziato a suonare, ma, forse, alquanto desueta in questi giorni nostri. Quando si improvvisa si suona senza finalità alcuna; lo si fa per il sano piacere di fare musica "senza rete". Volutamente niente è stato "guarnito, sistemato, prodotto, confezionato". Beautiful è stato ed è l'opposto: Cotto e Mangiato! Così come Cotti e Mangiati saranno i pochi concerti che faremo… sicuramente diversi ogni sera, altrettanto estemporanei e molto poco confezionati e guarniti.

Dando un'occhiata alla sterminata discografia presente sul tuo sito, riflettevo sul fatto che finora ti sei intestato un solo album, "La Nostra Meraviglia", del 2004, tra l'altro pieno zeppo di ospiti. E' solo perché non te ne é mai importato nulla di risultare nel ruolo di "attore protagonista" o si tratta di un aspetto del tutto causale?
Un po' l'una e l'altra cosa. In molti mi definiscono un orso, un cane sciolto, un solitario etc… ma in realtà ho passato 30 anni della mia vita a costruire progetti di "insieme", a mettere insieme persone, a condividere musica, talento, esperienze di vita. Trovo triste "l'essere da solo" nella musica così come nella vita. Detto ciò, è mia intenzione cimentarmi prima o poi con un mio progetto solitario. E' un'esperienza che mi incuriosisce e, forse, anche una scelta obbligata dato che non ho più un "gruppo"!



Dopo "Ultime notizie di cronaca" il percorso dei PGR supponiamo sia da considerarsi esaurito. Che sentimento provi attualmente verso quel progetto? E come é mutato nel corso degli anni questo sentimento?
Cccp, Csi, Pgr per me sono delle "sigle". Nomi dati a progetti artistici chiusi da tempo. Ciò che rimane di quei progetti è la "musica"; a cui sono visceralmente legato, e soprattutto la condivisione con migliaia di persone di un periodo importante e bellissimo della mia vita. Amore e infinita stima invece, sono i sentimenti che mi legano a Lindo, Magnelli, Zamboni, Giorgio, Ginevra. Sentimenti che rimarranno immutabili nel tempo.

Rispetto al tuo ruolo di produttore, se dovessi fare un parziale bilancio, é più gratificante lavorare con l'altro sesso? Che rapporto hai instaurato con le interpreti femminili (non ultima la giovanissima Denise) con le quali hai avuto modo di lavorare durante la tua carriera? Che tipo di sensibilità si attiva nel relazionarsi artisticamente con le donne?
Collaborare con delle artiste è un'esperienza forte sotto tutti i punti di vista. Non nascondo che mi ha aiutato a comprendere molto dell'universo femminile al di là della musica. Mediamente, sul "lavoro", le donne sono molto più serie, precise, disponibili e puntuali di noi uomini. Non so se sia solo una questione di sensibilità, che ovviamente è differente da quella maschile, ma certo è che ci mettono più "cuore". Il lato emozionale diventa il propulsore di un progetto; la componente principale da cui, grazie al Cielo, non si prescinde. E' un percorso che parte da lontano… le prime collaborazioni con Ginevra, poi le esperienze al "femminile" del Cpi con i vari "Matrilineare", "Il coro delle Mondine" etc… poi altri incontri meravigliosi con artiste come Cristina Donà, Carmen Consoli, Ivana Gatti, Alessandra Celletti …fino ad arrivare a Denise. Un talento straordinario. Una delle produzioni più "serene" della mia vita. A Denise ho dato i mezzi e quel tantino di esperienza necessaria per permetterle di fare il disco che in realtà lei aveva in testa da tempo.

Sul tuo sito racconti che ad agosto 2010, insieme ad altri musicisti come Casacci, Sinigallia, Cosma e Howie B., eri al lavoro su qualcosa che definisci "un incontro creativo tra 5 produttori". Perché metti l'accento sulla definizione di produttori piuttosto che di musicisti?
Beh, perchè siamo anche dei produttori. Ovviamente l'incontro creativo riguarda/riguarderà principalmente cinque musicisti tra loro molto diversi, ma che hanno in comune il "pallino" della produzione. L'idea è quella di creare una sorta di "collana tematica" il cui comune denominatore è la "scienza" raccontata attraverso la musica, le immagini, le dirette esperienze di alcuni scienziati. Allo stato attuale stiamo lavorando al primo volume che si intitolerà probabilmente "Planetario". A questo volume parteciperanno Dodo NKishi alla batteria, Peter Bottazzi che sta progettando il "design" del "live", e Fabio Peri, il presidente dei Planetari d' Italia. Work in progress.

Parliamo invece del tuo ruolo in Al-kemy, label della quale sei responsabile. Cosa la differenzia rispetto alle stesse esperienze del passato (vedi alla voce Sonica), visto e considerato che il mondo della discografia é cambiato vorticosamente in questi ultimi 20 anni?
Al-kemi è una sorta di "officina multiculturale". Un laboratorio alchemico, un Atanor dove sperimentare, creare, produrre in assoluta libertà attraverso ogni forma di arte e di disciplina. Un'idea che ha visto il progressivo coinvolgimento di tanti "creativi", fra tutti, Antonio Contiero, il nostro "Maestro di bottega". Con lui circa un anno fa abbiamo fondato Al-kemi Lab, un'associazione culturale no profit con l'intento di creare una e vera e propria comunità in grado di autoalimentarsi. Nel giro di pochi mesi sono arrivate migliaia di adesioni, proposte di collaborazione, artisti e non che si sono voluti associare. A quel punto con Toni Verona di Ala Bianca, abbiamo progettato una vera e factory operativa: così nascono Al-kemi records (la label), Al-kemi factory (il management che curo insieme a Beppe Godano), Al-kemi net (sezione dedicata alla progettazione di nuovi software di cui si occupa Riccardo Tesio) e poi ancora… Al-kemi tv con annessa sezione di workshop, curata dal direttore artistico di Cortoons Alessandro D'Urso, Al-kemi eventi curata da Luca Bergia con la collaborazione di Dna. Altre esperienze simili alla nostra si stanno unendo ad al-kemi; è il caso del Consorzio ZdB di Latina, e dell'associazione culturale Origami di Cuneo e del suo presidente Simone Zavattaro. Insomma, un laboratorio aperto a chiunque abbia voglia di mettersi in gioco davvero. Al-kemi procede da pochi mesi e si plasma giorno dopo giorno… L'occasione per saperne di più sarà una "tre giorni alkemica" che stiamo organizzando per i primi di aprile del 2011 a Roma al Teatro Palladium.

Ma nel 2010, che i dischi non si vendono più, ha senso mettere in piedi un'etichetta discografica?
Il Cpi nacque come pura etichetta disocgrafica indipendente. Lo scopo fu il mettersi al servizio delle giovani avanguardie musicali e di produrre, pubblicare e promuovere i loro dischi. Con il tempo iniziammo ad occuparci anche di management, di progetti editoriali, di eventi, diventando una "factory". Seguivamo gli artisti al 100% occupandoci di sogni singolo aspetto e dopo qualche anni riuscimmo a creare grazie a Il Maciste (la rivista gratuita del Consorzio Produttori Indipendenti, NdR) una vera e propria comunity. Ricordo che i raduni del Maciste o eventi come Materiale Resistente radunavano decine di migliaia di persone. Ora stiamo vivendo delle grandi mutazioni che ovviamente coinvolgono da tempo anche la musica. Diversa è la percezione e l'uso che se ne fa e soprattutto diverso è il modo di veicolarla. Oggi non avrebbe senso un'etichetta discografica concepita come il Cpi e infatti Al-kemi non lo è. Perlomeno, non è solo una label. Non sarebbe sostenibile in alcun modo oggi né il lavoro né gli investimenti che allora facevamo sugli artisti del Cpi. Oggi è indispensabile che l'artista sia responsabile ed artefice del suo percorso. Non è plausibile che si limiti solo al "fare buona musica". Deve occuparsi un po' di tutto; essere artista a tutto tondo ed occuparsi in prima persona di ogni aspetto del suo "mestiere". D'altronde tutto è cambiato. Da anni nessuno investe più in ricerca; e questo vale sia per le majors che per le indies. La pubblicazione di un cd serve solo per reclamare la propria esistenza e mettere in "circolo" la propria musica, per trovare concerti, creare curiosità sul web. E sotto certi aspetti questo è un bene. E' un po' come tornare ai vecchi tempi dove arrivavi (se ci arrivavi) a fare il primo album dopo anni di concerti e di 45 giri... Ed era il "palco" a decretare o meno il successo di un progetto. Purtroppo anche la musica non viene percepita più come qualche anno fa... La trovi ovunque, la trovi gratis, la trovi di ogni genere e tipo, ma raramente riesce ad aggregare migliaia di giovani, a far circolare pensieri e cultura, a plasmare il carattere.



Casi come il vostro MI AMI rappresentano un piccolo miracolo, ma mediamente la situazione è piuttosto complessa. Di musica bella ne circola molta... Ascolto circa una cinquantina di demo e/o cd al mese... Beh, in pochi possono immaginare quanto siano vive e creative le giovani avanguardie. Tra gli intenti di Al-kemi c'è anche quello di dare voce a questa generazione di artisti e, per artisti, non intendo solo musicisti e gruppi, ma video artisti, scrittori, giovani registi, attori, grafici... E l'unica risorsa che il sottoscritto possiede è quella di poter proporre a chi da anni mi segue con affetto e stima, queste nuove realtà. Ormai ero arrivato al punto di andarmene per sempre da questo paese, ma ho trovato un po' di persone che vivevano i miei stessi disagi e che avevano ancora voglia di mettersi in gioco e di fare la propria parte. Credo che si possa e si debba fare qualcosa contro l'appiattimento e l'imbarbarimento culturale e sociale che viviamo da anni e io nel mio piccolo, sto provandoci con gli unici mezzi che posseggo. Una comunità che faccia circolare arte, cultura, musica, idee. Elementi necessari per cambiare le cose, per migliorare la vita delle persone. Alkemi non ha certo la presunzione di voler fare la differenza. Alkemi ricerca sinergie vere, affinità. Ricerca l'unione con altre esperienze simili. Alkemi è l'unico modo che conosco per fare la mia parte.

Mi incuriosisce sapere se c'é qualche band/artista con cui ti avrebbe fatto piacere lavorare nel ruolo di produttore. E soprattutto se fra loro c'é qualcuna/o per cui hai pensato potessero replicare la carriera dei Marlene Kuntz - non tanto nel genere ma come capacità di lasciare un'impronta nel panorama musicale italiano...
Beh, sicuramente Cristina Donà. Ci siamo incrociati spesso per collaborazioni molto belle e altrettanto volanti… ma da tempo penso ad un progetto con lei che parta proprio da zero… magari in futuro …mai dire mai! Come gruppo beh … i Jennifer Gentle! E poi diversi artisti che stimo molto …che so, Teho Teardo, Alessandra Celletti, Faust' O, Claudio Rocchi, Battiato ...e da tempo coltivo anche l'idea di una collaborazione tra Al-kemi e La Tempesta!

Sei attivo sul web fin dai primi vagiti di internet in Italia e attualmente hai anche due diversi domini col tuo nome e cognome. Ci racconti un po' della tua "dimensione telematica" e di come abbia influito la rete sul tuo lavoro?
Dai tempi del Cpi mi sono appassionato al web. Tale passione è nata in uno dei periodi più brutti della mia vita. Nel giro di una settimana venni a sapere che mio padre aveva un male incurabile, che il Cpi era costretto a chiudere e che i Csi si sarebbero sciolti. Passai un anno chiuso in casa a colmare il mio gap con la vita che andava inderogabilmente avanti… imparai l'uso dell' HD recording in modo autodidatta e soprattutto iniziai a navigare su "internet". Entrambe le cose, più la musica e gli affetti veri, risultarono a dir poco salvifici per me. La rete rappresenta un'infinità di opportunità di crescita, di condivisione, di informazione. Non guardo da anni la tele, non ascolto quasi mai la radio, non compro giornali… navigo e basta. E da tempo mi sono messo in gioco in prima persona rendendomi disponibile a chiunque desideri avere a che fare con me. Ho conosciuto una moltitudine di artisti e di persone in rete. Condiviso musica e sogni, creato progetti, costruito e coltivato rapporti umani e professionali che mai sarebbe stato possibile a "cose normali".

Un'ultima curiosità: per fare questa intervista hai specificato di preferire uno scambio di battute via e-mail perché così avresti avuto il totale controllo delle tue affermazioni. E' stata l'esperienza di questi anni - e magari anche la chiacchierata del 2005 con noi... - ad averti condotto a questa scelta, oppure pensi sia la modalità più consona per far arrivare le tue parole a chi ti legge?
Della chiacchierata del 2005 ricordo poco o niente se non che mi chiedeste dei Litfiba… La realtà è che raramente accetto di rilasciare interviste perchè credo di aver davvero poco da dire. Ho sempre preferito far parlare la musica, ma ho accettato volentieri di fare questa perchè, non lo nego, ci tenevo molto che Rockit parlasse di Al-kemi alla sua comunità. E' un progetto in cui credo molto e che può contribuire a mettere in circolo buona musica, idee, cultura, desiderio di aggregazione e di cambiamento. Detto ciò, se non vi è la possibilità di un incontro tra persone, al telefono (che odio) preferisco di gran lunga la formula della "mail". Tutto qui.

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L'articolo Gianni Maroccolo - via Mail, 11-10-2010 di Faustiko Murizzi è apparso su Rockit.it il 2010-10-11 00:00:00

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