RETRO'

RETRO'

JACOPO PEROSINO

2019 - Cantautoriale, Blues, Pop rock

Descrizione

Tzigani resi schiavi della nuova società cyber-sedentaria, regine di cabaret piene di lacrime e cerone, sordidi carcerati senza pentimento, sciantose algide e tristemente condannate all'adulazione; mentre le piazze si svuotano e sbiaditi intellettuali da salotto televisivo pontificano a distanza, l’Assenza prende vita nei gesti reiterati e stanchi di ragazzine invecchiate prematuramente che attendono invano chi non tornerà. Sono i personaggi surreali che animano "Retrò", il disco d'esordio di Jacopo Perosino, cantautore piemontese che si muove tra immaginari onirici e suggestioni letterarie.
Undici tracce in tutto per un concept album che racconta la storia di un uomo, dalla fanciullezza all’età adulta sino alla morte in guerra. Una vicenda che trae ispirazione da “Il Mantello”, atto unico di Dino Buzzati.
Come nell'opera letteraria, anche Perosino affronta il racconto degli ultimi istanti della vita di un uomo al quale viene concessa l’opportunità di incontrare un’ultima volta i suoi cari: la madre, i nonni, la sorella e la fidanzata. Nel suo viaggio verso casa incontrerà esseri al limite della realtà. Quello che resta, alla fine, è la fotografia spesso spietata di una società morente.
In "Retrò" ogni brano vive in una sorta di stanza sonora a lui dedicata (fra rock, blues, pop, echi musicali dell'Est europeo e sapori circensi) come fosse un'ambientazione scenografica in musica fatta anche di rumori e suggestioni. Un modo di costruire un lavoro discografico che la dice lunga sulla vocazione dell'autore al teatro e quindi alla canzone teatrale.
Se si chiede a Jacopo Perosino di descrivere il suo primo album con poche parole, lui risponde che “Retrò è un disco che tiene compagnia parlando di solitudini, racconta l’assenza che genera mostri e fa risuonare le anime come vuoti a perdere e mai a rendere”.
RETRÒ traccia dopo traccia

1) LEVANTE
C’è un cavaliere impavido che combatte per liberare la sua principessa, c’è un aviatore disilluso che precipita nel deserto e incontra un principe bambino che ha perso un fiore, ci sono uomini-topo famelici e pronti e divorare le fragilità altrui.
O più semplicemente ci sono un bambino e una bambina seduti su un letto, sotto le coperte, che si scambiano segreti custoditi dal fascio di luce intermittente di una torcia.
2) VECCHIO CINEMA
Il sogno del cinema diventa fuga verso l’ignoto nascosto tra le pagine di un copione, nei tagli della pellicola, nelle mutandine strette di una compagna d’avventure seduta accanto, all’ombra delle ultime file. La pellicola corre sulla bobina e infiamma le fantasie degli spettatori, mentre la vita reale cede il passo alla magia forgiata dai fratelli Lumière alla fine dell'Ottocento. VIDEO: youtube.com/watch?v=fU3zeNO…
3) MI PENSERAI
La maledizione del distacco, la sagoma di un letto ancora caldo, l’odore dei ricordi che non si spengono. La trama di un addio senza spiegazioni che porta a lasciare tutto per non trovare nulla, quando tutt’attorno la gente recita un posticcio spettacolo di Vaudeville, in attesa della resa dei conti.
4) LA MOSCA E LA FARFALLA
In un cabaret sconosciuto dall’insegna floreale c’è il solito spettacolo che si ripete davanti a uomini abituati a ragionare di freddi numeri e rigide leggi naturali. Nell’orgia dei fenomeni da baraccone la Diva domina il palco, leggiadra come una farfalla e ammantata da una luce accecante mentre i musicisti nella fossa spingono e vibrano come mosche affaccendate su una carcassa e l’invidia della ribalta cede il passo alla passione, annegandola in un bicchiere di gin.
5) ROSITA
L’epopea di un disertore, ingaggiato dalla vita per suonare in strada con un solo pubblico e mille lingue diverse. Una gatta ammantata di bianco e nero, capricciosa e diffidente, è solo una scusa per rinnegare le armi e imbracciare gli strumenti, nel vortice della festa del Maestro dello Swing: gonne al vento, occhi languidi e una strega che balla con le baracche sullo sfondo.
6) DIETRO LE SBARRE

C’è un treno che fischia in lontananza, scandendo il tempo immobile della galera e un detenuto che vi si abbandona ogni volta che lo sente passare, nell’illusione di poter fuggire via.
Blues marcio e polveroso che si mescola al metallo freddo della cella, come un destino inevitabile cui far fronte: la speranza è lusso degli uomini liberi.
7) L’INTELLETTUALE
L’intellettuale è la voce dello spazio che separa gli uomini dall’ignoto, dove si interpretano i segni del passato e si traducono nel presente, per leggere il futuro. Il suo spazio è il salotto (televisivo), mentre fuori infuria la rivolta al ritmo di una danza balcanica.
8) 900
L’apice della vicenda del protagonista, cuore del disco, ultimo capitolo umano prima del buio. Ogni soldato mette da parte la sua storia e il suo nome in cambio di un numero. 900 è l’ombra di un ragazzo impaurito e la fine di un secolo, è il suono di una marcia funebre nella quale l’elettronica e il noise tengono compagnia a uomini che marciano in gruppo e muoiono da soli.
9) L’ELEGANZA DEL FIORE
Un inno a tutto ciò che resta, ciò che avanza dopo una rivoluzione, dopo l’esplosione e la deflagrazione. Quando chi non torna vince su chi è partito, lì c’è un’anima invecchiata presto che attende invano un ritorno, muovendosi tra il centro della stanza e la soglia della porta, vestita della sua solitudine.
10) LA PIAZZA
La piazza era piena di gente, la folla intasava lo spiazzo con le sue bancarelle svuotate di cibarie mentre un ragazzo affacciato al balcone parlava da re e annunciava austerità; da un lato la banda suonava il walzer dei caduti in nome del Progresso mentre la piazza si svuotava, le chiese venivano serrate e la gente si rintanava in casa a vivere la vita attraverso uno schermo luminoso.
11) GLI AMANTI
La storia degli amanti passa attraverso questa “berceuse”, una composizione che nasce dalle fotografie abbandonate negli scatoloni, dai vetri appannati e dalle stelle che decidono improvvisamente di cadere senza un’apparente logica. I corpi restano come sospesi a testa in giù e la danza d’amore li fa oscillare, c’è chi suona per non morire e chi danza abbracciato per combattere il freddo.

Credits

Produzione esecutiva: Jacopo Perosino e Noàis Produzioni
Produzione artistica: Jacopo Perosino, Fabrizio Chiapello, Paolo Penna
Orchestrazioni, arrangiamenti fiati, direzione bandistica: Giulio Rosa
Registrato presso Casa degli Alfieri di Castagnole M.to (Asti) da Fabrizio Chiapello
Registrato e mixato da Fabrizio Chiapello presso Transeuropa Studio di Torino
MAsterizzato da Gianluca Patrito al G-Effect Studio di Torino
Grafiche: Simone Torchio – Design Kills You
Artwork: Jessica Koba
Foto: Andrea Pesce
Musiche e testi di Jacopo Perosino
Jacopo Perosino: voce, chitarre, pianoforte, toy piano
Paolo Penna: chitarre acustiche e chitarre elettriche
Simone Torchio: basso, contrabbasso
Pietro Ponzone: batteria
Luisa Avidano: violino
Alberto Fantino: bajan
Gianpiero Malfatto: trombone
Cristiano Tibaldi: clarinetto, saxofoni (soprano- contralto- tenore), tromba, flicorno soprano
Giulio Rosa: tuba
Enrico Cerrato (Petrolio): campionamenti, noise, elettronica
Fabrizio Chiapello: shaker, percussioni, synth, noise
Marina Occhionero, Monica Mana, Paolo Catalano, Ferdinando Perosino: voci
Il brano La piazza è stato registrato dalla Banda musicale di Nizza M.to

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