Biografia Kandma

28/09/2020 - 19:14 Scritto da Kandma Kandma 0
I Kandma sono una band nata a Pavia nel 2010, quando Giulio Fassina e Alessandro Emmi, già voce e chitarra dei Sieve e membri dei Without a Trace, coinvolgono il bassista Sebastiano Leonida Bianco in un nuovo progetto musicale. Dopo diversi cambi di line up, la band si stabilizza come un quartetto arruolando stabilmente il batterista Alessandro Ferrari. Con questa formazione partecipano nel 2012 alla compilation tributo “Tow the Line - songs by Nick Drake”, organizzata dall’etichetta Martiné Records, e pubblicano nel 2013, sempre per la stessa label, il loro EP d’esordio “Demur”, proponendo un mix dai toni piuttosto cupi di alternative rock, ambient e trip hop. Il progetto vien poi messo in pausa, permettendo a Giulio Fassina e Alessandro Emmi di dedicarsi ai progetti Eon (con cui realizzano colonne sonore originali per spettacoli teatrali) e Aaunt (orientato all’idm). Il nucleo originale, privo di batterista, si ritrova poi nel 2017. La scelta di dedicarsi alla scrittura di nuovo materiale fra le mura di un appartamento al terzo piano di un palazzo, anziché fra quelle della sala prove, spinge una già pianificata virata stilistica verso un sound ancora più morbido, intimo ed espressivo. Dopo alcune sessioni in studio con il batterista Massimo Palmirotta, la band decide di produrre e registrare alcuni di quelle canzoni cercando di rispettare quella particolare atmosfera soffusa: il risultato è l’EP “Hopeless Ballads”, pubblicato nel 2020, una breve raccolta di quattro pezzi che attingono da diversi territori musicali, cercando di farli convivere in un sound misurato ma ricco di colori e di sfumature. Ogni arrangiamento del disco è una sorta di citazione difettosa che allude di volta in volta rock degli anni ’70, al soul o alla bossa nova, ricreando un mood sottilmente ammaliante e a tratti ambiguo. Questi riferimenti a sound lontani, nello spazio e nel tempo, si intrecciano con i significati dei testi, in cui serpeggia un costante riferimento alla distanza, sia fisica che figurata. La stessa scelta del titolo riflette l’ambiguità che si respira ascoltando il disco: “Hopeless Ballads” descrive una raccolta di “tentativi senza speranza di scrivere delle ballads”, ma è anche un accenno all’animo più cupo e cinematico che pervade le composizioni.

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