2_parti: presunzione pretestuosità predominanza - pre-giudizio preterintenzionale

2_parti: presunzione pretestuosità predominanza - pre-giudizio preterintenzionale

Francesco Malaguti

2018 - Progressive, Elettronica, Alternativo

Descrizione

È un lavoro complesso del tutto auto-prodotto, è qualcosa di molto eterogeneo, sono 37 tracce più 13 "bonus", suddiviso in "Parti" appunto. 
Non è propriamente "easy-listening", è qualcosa di più o qualcosa di meno, su CDBaby l'ho etichettato come genere come "Avant-garde - computer music", è un concept album critico verso la pretestuosità e la pretenziosità, usando come mezzo proprio queste ultime due, da lì la lunghezza dei titoli e dell'intero album e quella copertina, con il classico (classici) gatto (gatti) di schrödinger, il cui nome è, di nuovo, "Parti". È inoltre - come da titolo - contro ogni forma di predominanza e prepotenza, contro ogni pregiudizio (razzismo od aporofobia compresa, seppur la parola "pre-giudizio" non andrebbe confusa con il più becero "giudizio"). Ha, per l'appunto, varie "dediche", così come si trovano nelle tracce "Mediterraneo" o l'omaggio ad Elio Petri ed in generale ai quasi attuali anni '70, quantomeno per "La proprietà non è più un furto". Del resto, per quanto siano esplicativi - o confusi i titoli, alla fine è chiaramente la musica a parlare (tra le tracce bonus ve n'è una polemica riguardo il concettualismo "glitch" ed è quindi una traccia glitch). Le tracce industrial in clip? Gli attacchi di panico vanno ben oltre gli zero dB, non hanno remore nel mandare l'organica macchina umana in tilt, così i terremoti, le fabbriche assordanti e neppure la discriminazione: se un individuo crede di star bene e perché accada deve "lavorare su se stesso ogni giorno" no, non sta bene. È l'estetica del rumore, non certo quella borghese del silenzio, altrimenti avrei fatto cinque ore di silenzio, e non mi riferisco - se non parzialmente - a John Cage od all'ipocrisia di un Eco o di un altro Moravia ed all'intrinseca disonestà (intellettuale, perché erano intellettuali, no?), bensì al malessere della prepotenza, di chi "troppo umano", scimmiescamente, insegue le leggi del potere, della nullità cristiana, con tutta la cattolica prepotente passione ecclesiastica e l'incuria disumana nei riguardi della conseguente sofferenza, a sua volta elitaria. Dove il debole incontra il silenzio, il debole trova l'inganno, perde il respiro, consumato dal fiato di sacerdoti del consumo, di profeti del culto della conservazione, fanatici del disprezzo verso anima ed amore, amanti dell'anima del dolore, in dipinti senza colore, dove il grigio è vita e si inverte in polarità inconsistenti e preconfezionate, predette come la morte del polo celeste e della vita del polo depresso: Zenit e Nadir non s'incontreranno e d'amore non vivranno, in-finiti eppure considerati eterni. Il paradosso di un solo fenomeno, o meglio, di un epifenomeno lo zero e l'infinito, l'assenza o il vuoto e l'eternità, paternità di "cosa fisica" e maternità di "cosa pensante", patria dell'inesistenza, l'alterità di Due Parti.


P.S. Vorrei fosse il mio ultimo disco "amatoriale", almeno così lo definisco, esclusi altri lavori come colonne sonore et similia.

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