Sole Nero

Sole Nero

maiccheck

2019 - New-Wave, Hip-Hop

Descrizione

Il processo di creazione del disco è avvenuto principalmente a distanza grazie ai mezzi offerti dalla tecnologia, nel senso che io scrivevo i pezzi sulle preproduzioni, registravo a casa nel mio home studio che in quel momento era ancora una casetta di legno degli attrezzi in giardino, ora grazie alle doti manuali di mio padre è diventato un home studio vero e proprio, facevo un abbozzo di mix e giravo i file tramite We transfer a Michelangelo (Jamike SOW) che da Friborgo (CH) si occupava poi della produzione definitiva e del missaggio della bozza.

Il disco è stato poi in ultima fase registrato, missato e masterizzato all’HRS di Lugano da Roberto Colombo, contiene 9 tracce in cui abbiamo cercato un suono particolare e specifico, prendendo la mia parte “grezza” e “spontanea” classica dell’approccio più street di questo genere e le abbiamo combinate e snellite grazie alle influenze “reggae dub” di Jamike SOW ex membro del gruppo Sun Over Waves, attualmente impegnato con il progetto Wise Monkey Lab.

Le uniche collaborazioni sono con Jamike SOW, produttore del disco, anche in veste di liricista e cantante nelle tracce (“Punani, The Tribe e Long Time – feelin’ blessed rmx), e LYA, artista promettente che ben poco ha a che vedere con il rap, e proprio per questo meritava di essere inserita.
Ho scelto di non fare feat con rapper apposta per uscire il più possibile dal mondo a cui ero abituato, per dare un tocco di personalità in più al progetto e rendendolo, come primo disco, il mio disco e basta, con la sensazione finale di esserci riuscito. Nessuno si è mai seduto a tavolino con me per stabilire che tiro dovesse avere il disco, tantomeno l’ho fatto io, ma il mio desiderio era di creare qualcosa che richiamasse quel mondo greve e spontaneo con cui sono cresciuto (Club Dogo, Noyz Narcos, Salmo, Kaos) ma prendesse solo l’intenzione e il sentimento di fondo, che è poi alla fine quello che mi ha sempre dato di più questo genere rispetto ad altri, amalgamato a suoni e scelte molto melodiche. È un disco abbastanza cantato, molto più che rappato, questo aspetto mi piace molto perché è comunque super credibile e credo di non essere caduto mai nel banale o nel ripetitivo. Mi è difficile dare un’etichetta al disco, non è un disco rap, le sonorità spesso richiamano il mondo “trap” ma senza quintalate di autotune, qualcuno potrebbe addirittura parlare di indie/rap?

Non ci sono tracce sotto i 3.30 minuti, una scelta forse rischiosa per puntare alle radio, ma necessaria per la spontaneità del lavoro. Leggevo un articolo in cui si diceva che la durata media dei brani a livello globale dal 2000 ad oggi si è ridotta di circa 50 secondi (da quasi 3.50 a 3 minuti), questo è successo anche con la soglia di attenzione dell’ascoltatore a mio modo di vedere. Sono dati abbastanza allarmanti per chi cerca di farsi spazio con un prodotto che va ascoltato con attenzione per essere capito e apprezzato, ma potrebbe anche essere un punto di forza, cioè una scrematura automatica di chi è potenzialmente un fan e chi è troppo distante dal prodotto. Le persone vogliono essere esclusive, questo è sicuramente un disco esclusivo, tutti possono apprezzarlo (è molto melodico, i testi sono abbastanza semplici e diretti), forse pochi possono gustarlo a pieno e questo è un punto di forza incredibile secondo me, come quelle serie tv con mille stagioni in cui solo gli appassionati carpiscono a pieno tutti i dettagli e si gustano veramente il prodotto, mentre l’usufruente medio lo apprezza e basta, e va bene così a ognuno il suo.

Le sonorità, le linee melodiche e i ritornelli sono qualcosa di assolutamente nuovo per me, questa ricerca di suoni e di interpretazione mi ha fatto crescere molto e ha dato forma ad un Maic Check completo.
Sono consapevole che il disco potrebbe anche non essere apprezzato da tutti proprio per la sua particolarità e il suo sound ricercato, ma è una sfida indispensabile da cogliere a mio modo di vedere per fare il salto di qualità e non restare bloccato nel marasma di uscite valide o meno che io chiamo “L’imbuto”, cioè questo meccanismo in cui un ammasso di artisti sgomitano per farsi largo e di cui solo una minima parte (forse la più originale o unica, non per forza la più meritevole) riesce a uscirne dal foro inferiore.

I punti di forza del disco sono sicuramente il fatto che se inserito nel campionato Urban italiano (Rap/Trap per intenderci) spicca subito il fatto che l’autotune è usato in maniera discreta, spesso quasi assente, come un valore aggiunto e non come una scelta stilistica dettata dal genere che ahimè ne ha esasperato l’utilizzo portando l’ascoltatore quasi a vomitare o a esserne comunque infastidito alla lunga. Attenzione, non condanno lo strumento, ma l’utilizzo eccessivo che spesso ne viene fatto.

Le 9 tracce sono tutte diverse tra loro e incarnano 9 stati d’animo diversi, da gennaio ho pubblicato su You Tube un singolo al mese, per cercare di abituare i pochi fedeli già esistenti a queste nuove sonorità e per creare continuità e aspettative nel progetto. I concetti espressi nel disco sono per di più stati d’animo ed emozioni, lo definisco un disco “provinciale” nel senso che non è molto contaminato dal mood cittadino. Parlo di città perché nel rap è molto presente questo senso di provenienza e rappresentanza di una città specifica, ecco invece io non mi sento particolarmente appartenente a nessun posto. Abito in Svizzera sulla fascia di confine, in Ticino precisamente, mio padre abita e lavora in Italia quindi la mia vita è sempre stata frazionata tra Svizzera e Italia, due realtà cosí vicine ma cosí dannatamente diverse allo stesso tempo.
Per andare d’accordo con gli altri e sentirmi sempre integrato ho dovuto adattarmi molto alle situazioni e alle culture diverse, dal modo di parlare (alcune parole sono addirittura diverse seppur si parli l’italiano in entrambi i posti), al fattore economico era un’altra variabile, quando sei ragazzino ogni minima differenza ti pesa o comunque ti spinge a cercare l’uniformazione per azzerare il gap, sia che sia tu quello con più soldini in tasca, che era il mio caso quando stavo in Italia, sia quando sei tu quello con meno soldi in tasca o vestiti nell’armadio, che era il mio caso quando mi confrontavo con amici e compagni in Svizzera.
Non ti senti mai veramente a casa, perchè non hai il tempo di abituarti e provare un senso di appartenenza se sei costantemente frammentato tra due realtà cosí vicine ma diverse. Ma questa doppia vita ha avuto anche i suoi lati positivi, sono un ragazzo abbastanza flessibile ora, mi so adeguare e ho preso il meglio da entrambe le realtà.
Questo concetto chiave è il pilastro di un brano del disco “Ricordi”, in cui dico: “In Svizzera terrone, in Italia ambasciatore, ho imparato serietà e senso del dovere, e dall’Italia la fame per poi leccarti bene”. Questo è come me la sono vissuta io, in Svizzera funziona tutto e quando portavo i miei amici italiani a Lugano restavano stupiti del fatto che il bus arrivasse in orario o che ci fosse una banchisa con il tabellone elettronico per l’orario. Funziona tutto così bene tanto da poterti permettere anche di essere un po’ tontolone e magari per nulla malizioso. In Italia è tutt’altra storia, funzionano molte meno cose e devi per forza essere sveglio e un filo malizioso altrimenti rischi veramente che tutti ti mettano i piedi in testa o comunque che prima o poi prendi qualche fregatura.
Il ticinese medio è molto più umile e riservato, spesso fin troppo, credo sia un fattore culturale, spesso si tramuta in insicurezza, questa cosa la percepisco molto quando sto tanto in Ticino e spesso un po’ mi contagia, poi rivedo qualche amico a Ponte Tresa (IT) e mi passa subito per fortuna.

Per concludere, visto che anche l’occhio vuole la sua parte parliamo brevemente della grafica del disco, che ho affidato ad una ragazza della zona con cui collaboro costantemente, sulla copertina ci sono io stilizzato e i capelli, ora sono rasato, con dei simboli a forma di pianeta che mi ruotano attorno, tutti collegati da ellissi. Ogni simbolo rappresenta e “stereotipa” un brano del disco, infatti girando la confezione sulla tracklist si trovano i simboli associati ai singoli brani. Lo stile utilizzato è molto colorato, i colori molto vivaci e saturi, come le sonorità del disco.

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