Gli Invisibili

Gli Invisibili

Marco Scaramuzza

2021 - Cantautoriale, Pop, Folk

Descrizione

“Invisibili, come le tracce del dolore che si annida in spazi ristretti alla periferia di Cuori di Plastica, facendo il nido dove nessuno vede.
Invisibili, come le trame di sogni che non hanno il coraggio di realizzarsi, troppo impigliati alle antenne paraboliche di città monumentali, lontane dall’Orto e dalla serenità delle Rose.
Invisibili, come le truppe di stracci che insordidano le strade fiorite delle vostre capitali, come la somma di notizie che bombardano orecchie troppo avvezze alla sordità, come le vostre vite al guinzaglio di cani con nomi ridicoli - «il mio è un po’ di tempo che si chiama Libero» - intenti a portarvi a spasso in ore contate d’aria. Invisibili, come chi invisibile è sempre stato, come chi invisibile c’è nato: nell’invisibilità di sguardi distratti, cresce comunque un fiore tra i respiri atrofici del vostro cemento armato”.

Cuore di plastica (3.26)
«...un brano che parla della solitudine nascosta dietro la maschera che indossiamo quando cerchiamo di apparire forti, veri e sicuri. È un dialogo tra la parte maschile e femminile di ognuno di noi, un incitamento a spogliarci di tutto ciò che ci allontana da essere noi stessi per iniziare a conoscerci e a conoscere con verità».
Rosa (4.25)
«...una narrazione quasi teatrale dove la figura di Rosa non vuole identificarsi con una figura femminile ma quasi più come uno spirito che alberga in ognuno di noi. Rosa siamo tutti, io in primis. La voglia di evadere, di cambiamento, la ricerca dello stupore, delle emozioni vere, l’opportunità di lasciare tutto e ricominciare da capo e la ricerca di sé stessi, il non volersi accontentare»
Libero (2.38)
«...è un brano anarchico che va contro ogni tipo di regola, come denota il titolo. Il ritornello è talmente libero che quasi non si capisce il testo che diventa quasi un mantra; il finale è improvvisazione pura come conseguenza alla libertà e al mistero che ne consegue. È ironica e folle, vuole essere una canzone ribelle»
L’Orto (3.16)
«...questo brano è quasi surreale e paragona il mondo privato e più intimo come un
castello di sabbia tanto bello quanto fragile. Parla anche d’amore infatti chiede alla persona amata di fidarsi anche se si è in mezzo al buio e a mille punti di domanda»

Credits

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