La storia del blues italiano raccontata da Adriano Viterbini

Ci siamo fatti raccontare la sua personale storia del blues italiano: i musicisti che l'hanno colpito da ragazzo, i nomi da conoscere assolutamente e chi, a suo avviso, ha interpretato il genere in maniera nuova e più contemporanea.

Adriano viterbini
Adriano viterbini

È uscito "Film o Sound", il nuovo album solista di Adriano Viterbini dei BSBE. Il disco ha brani inediti e cover riviste in maniera decisamente particolare, c'è molta musica africana ma anche tanto blues. Per l'occasione ci siamo fatti raccontare la sua personale storia del blues italiano: i musicisti che l'hanno colpito da ragazzo, i nomi da conoscere assolutamente e chi, a suo avviso, ha interpretato il genere in maniera nuova e più contemporanea.

Nella mia personale storia del blues voglio partire da Edoardo Bennato. Rimasi folgorato quando, da ragazzo, lo vidi in televisione: cantava e suonava da solo chitarra, armonica, kazoo e percussione, un vero portento. Suonava con la passione e l'immediatezza probabilmente mutuata da Bo Diddley, cantando però in italiano. 


Di lì a poco mi avventurai nel mondo della chitarra, continuamente alla ricerca di stimoli (com'è ancora oggi). Allora i due nomi leggendari nella scena romana del blues erano Roberto Ciotti ed Alex Britti. È doveroso ricordare Roberto Ciotti: ha inizato il cammino del blues in Italia quando ancora non c'erano youtube, i video didattici, i negozi online. Ai tempi del blues se ne sentiva parlare dai racconti dei viaggi di amici o dei parenti, leggendo qualche rivista o qualche libro e poi lo si studiava suonando dietro ai vinili. Provate ad immaginare che passione, talento e dedizione deve aver avuto per suonare così bene nel 1979.

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Alex Britti è da sempre un riferimento per me. Chitarrista incredibile e colto, sensibile e virtuoso che non ha niente da invidiare alle leggende. Facevo il liceo quando ascoltai la colonna sonora del film "Stressati" con il brano "Esci piano". Aveva un sound simile a quello dei primi album di Ben Harper.

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Angelo "Leadbelly" Rossi è un grande. Suona il blues delle colline del Mississippi, quello di Fred McDowell e di R.L Burnside, con sapienza e carisma. Potrebbe essere scambiato benissimo per un artista americano, abbiamo invece la fortuna di averlo in Italia e di poterlo ascoltare spesso dal vivo durante i suoi tour. 

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Zucchero è forse il più popolare tra il bluesman italiani, la sua musica è piena di groove ed i suoi testi fanno spesso riferimento al mondo del blues. Artista sopraffino, con un'anima enorme!

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Un altro grande musicista blues italiano di cui essere orgogliosi è Roberto Luti. Ha suonato nei Tres, insieme a Simone Luti e Rolando Cappanera, e ha partecipato al supergruppo Play for change. Il suo tocco con lo slide è di un altro livello. Ho avuto la fortuna di incontrarlo diverse volte e di imparare tanto da lui.

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Pino Daniele. La sua voce e la sua chitarra divennero portavoce del blues made in Napoli, con un dialetto così musicale e simile all'accento americano ed un suono di chitarra mai banale e ricercato. In poche parole: la storia della musica italiana.

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Diego Deadman Potron: onemanband impattante, grezzo, sofisticato e rocknroll. I suoi concerti sono estremamente coinvolgenti e la sua attitudine è una perfetta via di mezzo tra il blues delle colline e lo stoner rock. Timing invidiabile e super voce.

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Ligabue è un cantautore e un rocker ma, a mio avviso, è anche un bluesman. Spesso nella sua musica si sente il suono della slide e alcune ballate sono profondamente malinconiche. 

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Poi c'è Paul Venturi, un fuoriclasse. Suona il blues delle radici con un'abilità fuori dal comune ed una voce potente ed espressiva. Uno dei pochi che riesce a ricreare il sound di Robert Johnson.

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"Pescatore" di Pierangelo Bertoli è una delle canzoni italiane che mi emoziona di più, sento forte in questa musica l'eco del blues. 

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Luca Sapio ha una voce possente e poliedrica, decisamente fuori dal comune. Canta il soul ed è un vero intenditore e appassionato del genere.

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Il romano Davide Lipari suona il blues contemporaneo, la sua musica è un sapiente mix di hill country blues e garage molto ruvido e ciclico.

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Faris Amine: metà italiano metà tuareg, è un grande chitarrista e cantante, il primo ad utilizzare una chitarra weissenborn (quella di Ben harper) per suonare il desert blues. Spero prima a poi di poter suonare insieme a lui.

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Questa è la mia panoramica. Sicuramente avrò dimenticato qualcuno ma questi nomi mi sembrano i più rappresentativi di un certo tipo di blues che mi ha sempre appassionato. Ho tralasciato i bluesmen più classici per sottolineare l'esistenza di una nuova generazione meno "di maniera" e più "contemporanea".

 

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L'articolo La storia del blues italiano raccontata da Adriano Viterbini di Adriano viterbini è apparso su Rockit.it il 2015-10-30 12:40:00

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