Descrizione

La legge del tempo è un pop d’autore raffinato e punteggiato di suggestioni, la trasposizione sonora di un tempo proustianamente reso sensibile al cuore.
Il concetto di “tempo” non è assoluto, al contrario è mutevole, come tutto ciò che è regolato dalle leggi naturali che tanto spaventano l’uomo. L’assenza di controllo, di pianificazione, la necessaria pacificazione con ciò che accade e nelle modalità in cui accade, sono alcune tra le grandi prove a cui veniamo chiamati. La donna che esprime i propri sentimenti in questo pezzo dice “È troppo, te l’ho ripetuto, tu non ascoltavi… inseguivi quello che volevi ma c’ero anch’io e non sentivi”, schiacciata da esigenze che lei non è in grado di sostenere in quel momento della sua esistenza. Spesso, in circostanze simili, gli incontri accadono, avvicinano, feriscono e allontanano di nuovo. Altre volte, quando si riesce a cavalcare il proprio dolore e la paura verso sé stessi, può accadere il miracolo.
Gli arrangiamenti sono stati curati dal produttore Salvatore Papotto.
Il nostro intento condiviso- racconta la cantautrice- era quello di condurre l’ ascoltatore in una bolla spazio temporale mutevole, come mutevoli sono le percezioni, gli eventi, gli attimi. Il suono di strumenti reali si fonde a quello di strumenti digitali cercando un punto di incontro, una unione di linguaggi. Salvatore ed io abbiamo deciso di trasformare il nuovo progetto discografico in un viaggio alla ricerca di atmosfere e suggestioni inedite. Non volevamo che la parte strumentale fosse di accompagnamento, bensì che fosse il nucleo pulsante di tutte le narrazioni, senza rubare importanza alla voce ma, al contrario, sostenendone il carico emotivo e narrativo.
Umori, emozioni e sensazioni- spiega il produttore Salvatore Papotto- influiscono sensibilmente sulla nostra percezione del tempo. Per questo nel brano, pur restando uguali i bpm, sono batteria e basso a variare nell'arrangiamento, comunicando, di volta in volta, un senso di lentezza o di maggior velocità; metafora degli incontri duraturi e di quelli fugaci.
Ho voluto mettere in ombra quello che Bergson definiva tempo spazializzato, quello astratto ed esteriore della scienza, fatto di una successione di istanti della stessa durata e valorizzare quello che il filosofo definiva “tempo come durata”, un tempo spirituale, interiore, continuo, indivisibile e irripetibile.

La musica del brano è cofirmata dal compositore Franco Tonso, presente anche al pianoforte.

Credits

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