Un album sicuramente non di facile ascolto. Il primo pensiero che passa per la testa è un secco NO; le melodie prevedibili, i testi drammatici, e la registrazione non di ottima qualità sviano l'attenzione dai pezzi più meritevoli. Tra questi il primo è "Aspettando te", malinconica sonata che fa trasparire un indiscutibile talento compositivo. I toni sono bilanciati, la coerenza musica-titolo perfetta.
Elettronico e freddo come un quadro futurista è invece "Il tempo delle macchine". Anch'esso strumentale, nasconde tra le note due grandi e palesi ispirazioni tratte da ascolti di grande qualità: Kraftwerk e Alan Parson.
I testi e la musica di "Identità" sono amalgamati tra loro come acqua e olio. "Cercando la luna" ci riesce meglio: un apparentemente scarno motivo assembla in principio pianoforte e voce in modo dissonante, per poi inglobare con inaspettata omogeneità archi e bassi. E' questo che rende il pezzo il più riuscito tra quelli cantati.
Il disco, nel complesso, denota un talento evidente ma male applicato. Musica e voce corrono separati in troppi frangenti. Un lavoro che avrebbe richiesto più cura nei particolari e che lascia l'amaro in bocca.
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