La banalità, la noia e il quotidiano. Quello che ora giace immobile e aperto sugli assi del mio comodino. Leggerlo tutto è un esercizio senza stile che troppo in fretta sto imparando a fare. Metto su un po' di musica. Magari Gli Ebrei. No, lascia perdere, sarebbe ancora più deteriorante. Chiudo la luce, allora. Dormo.
Il sonno e gli italiani. O il sogno degli italiani. Non girarla la frittata che gli ingredienti restan quelli. "2010" prova a farne la conta, uno per uno. Un karma che aleggia sinuoso sull'esordio di questi quattro pesaresi, temporaneamente transfughi dalle loro primigenie esperienze (Soviet Soviet, giusto per citarne una) e fautori di questo giudaico debutto all'insegna del lo-fi più spinto. E i punti chiave per cercare di cogliere appieno l'essenza di questi undici pezzi sono proprio quelli già sopra citati. La banalità, la noia e l'ars vivendi di una quotidianità che sempre più assomiglia a una prigione di carte. Come se fossero passati, microfono in mano, a raccogliere i pensieri e le parole di quell'Italia che allo specchio non si guarda più, tanto si fa schifo ("Bottoni"). O di quell'altra che il pudore lo ha dimenticato, e continua affannosamente a trascinarsi appresso giorni vacui da riempire alla meno peggio ("2010", "Sanremo"). Tirando le somme, l'Italia pigrona e raffazzonata che continuiamo a portare in grembo.
La povertà culturale che si fa melodia sbilenca e rumorosa, in un pastiche sonoro che trita assieme brandelli del Bugo più sporco e allucinato di "La prima gratta", i lisergici claim al vetriolo di Iosonouncane e cert'attitudine demenzial-punk di scuola Skiantos. La finestra aperta sulle grigie strade, il tuo monolocale e la calda sicurezza di morire insieme. Istantanee che si accoppiano e giocano col paradosso e con una cinica ironia figlia di un'autoanalisi feroce e costante. In alcuni punti a uscir fuori è però un po' troppo d'autoreferenzialità, quasi stessero urlando a degli specchi. Ciò non lede comunque il valore d'un disco che ha il merito di tornare a mettere sul tavolo le vicende dell'italica epica contemporanea.
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devastanti!
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