Nonostante un’intro affidata a sonorità jungle, il lavoro di Krossdark va immediatamente a spiegare le proprie ragioni con la prima traccia vera e propria, ovvero “Pregnant of hate”: non ci sono dubbi, qui si viaggia su suoni pesanti e di matrice metallara (si dice ancora così?).
Tecnicamente impeccabili (almeno in questa registrazione), il quintetto reggiano riesce a mettere grinta ed energia nelle proprie produzioni, appoggiandosi ottimamente sulla storia del metal, ma guardando ben oltre la barriera del nu-metal, anche se in effetti possono riconoscersi alcune delle caratteristiche che hanno portato alla ribalta negli ultimi anni band come Slipknot o Soulfly - anche se a tratti Stefano (il cantante) tende a rifarsi fin troppo alle istruzioni contenute nel libretto d’istruzioni di Johnatan Davis, vocalist dei Korn. Qualche accenno alla vecchia guardia metal però non manca, e così ogni tanto si incappa in arricciati e acuti assoli di chitarra e in classiche accelerazioni tipiche dei suoni power-metal, che però rimangono sempre a margine e così non deturpano troppo il paesaggio.
Un lavoro ben strutturato in generale, ben suonato e con tocchi di originalità che rendono interessante questo disco; oserei quindi affermare che nessun nostalgico o amante dei suoni metal in genere possa rimanere deluso da questo cd, che anche nella copertina cupa ed in ‘Fantasy style’, ricalca la scuola del genere abbondantemente nominato in precedenza.
Complimenti dunque a Krossdark, che mi auguro riescano a lavorare su quei piccoli spunti originali che caratterizzano alcuni passaggi in questo “Reign of nothing”. Se ciò non dovesse succedere, aumenterebbe notevolmente il rischio di scivolare nella fossa che raccoglie centinaia di formazioni che ripropongono per lo più asetticamente il compitino dei bravi metallari: perfetti, ma noiosi da morire e vecchi fin dalla nascita… praticamente inutili e a volte fastidiosi.
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La recensione Reign of nothing di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2001-11-11 00:00:00
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