Yanus Lovanthology 2011 - Rock, Progressive, Hard Rock

Lovanthology precedente precedente

Disco vuoto quanto il sacchetto bucato contenente la sabbia delle antille che la band stessa evoca, con tanto di gabbiani in sottofondo in "Dreaming Antilles". Loro sono gli Yanus: Giano, dività romana dalle due facce materiale e immateriale. In questo album la faccia è solo una per tutte le dodici tracce ed è quella del tedio profondo. Chitarre made in 60-70-80 senza personalità, che farebbero impallidire i primi Iron Maiden datati '85, quando in "Dangerous game" parte un assolo di 2 minuti buoni buoni, insapore come acqua né liscia né gasata. Più che un gioco pericoloso pare un brutto scherzo. Basso praticamente inesistente per tutto l'album, per tanto non commentabile. Un sound che rievoca lo spettro degli Abba da dietro qualsiasi porta che si apre sul ritornello di tutte le dodici tracce. "Innocens" , "The way you say yes"e vieni trasportato sull'isola di Kalokairi, atmosfera e musiche che ben si adatterebbero al musical o al movie "MammaMia". Paragrafo a parte per l'interpretazione dei brani: una voce insulsa, non un bagliore illuminato o passione o dolore e neanche un simil mal di pancia in questa che dovrebbe essere un'antologia sull'amore. Non va meglio nemmeno quando in "Love Guilty" compare la voce maschile come front, gli intrecci cantati sembrano un coro di voci bianche. Poco altro da dire di quest'album, se non che più di un libro sull'amore, sembra essere un labirinto senza via d'uscita. E quando si giunge a "Love guilty", ultima traccia, si è talmente straziati che non resta che cercare un po' di silenzio.

---
La recensione Lovanthology di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2011-06-17 00:00:00

COMMENTI (11)

Aggiungi un commento Cita l'autore avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia
  • ariannaeschilo 13 anni fa Rispondi

    secondo me il pericolo di una recensione del genere non è tanto la recensione in sè, ma il fatto che poi altri recensori di altri siti si lascino influenzare...sai quante recensioni copiate ci stanno in rete...

  • giuve 13 anni fa Rispondi

    :|

  • yanus 13 anni fa Rispondi

    E per la cronaca Luca Solina non è più un membro della band e la sua iniziativa è stata del tutto personale

  • yanus 13 anni fa Rispondi

    Ma allora cosa recensisce a fare? solo per esprimere opinabili e incompetenti pareri soggettivi? a cosa dovrebbe servire questo? a promuovere musica no di certo.
    Capisco che questo sia il personalissimo modo di passare il tempo dei redattori di Rockit, ma poveri noi che ci facciamo un culo come una capanna per produrre e distribuire la nostra musica e poi, per un banale e comprensibile errore di valutazione, ci troviamo pubblicamente massacrati dal/dalla primo/a svitata che passa.
    Perchè la tanto difesa Odelli non è nient'altro che questo.
    Poveretta lei e poveretti tutti quelli che, come noi, ignari si affideranno all'incompetenza e abbiettaggine di Rockit
    In questo malconcio paese bisogna guardarsi le spalle con molta attenzione perchè è pieno di gente pronta a rovinarti per puro gusto personale. Ma nessuno tra i redattori di Rockit si chiede cosa può uscirne di buono da tutto ciò?
    E spero che questo sia sufficiente a far sparire questa pagina, questa recensione e tutto il resto

  • cesareparmiggiani 13 anni fa Rispondi

    Non avevo letto, mea culpa.

  • whoiswho 13 anni fa Rispondi

    basta leggere il disclaimer del sito

    Rockit non garantisce che le recensioni siano competenti, utili, approfondite, costruttive, emozionanti, interessanti o che rispettino qualsivoglia aspettativa o esigenza degli Utenti.

    vorrei soffermarmi sulla prima frase...

  • cesareparmiggiani 13 anni fa Rispondi

    Chi?

  • davideciriello 13 anni fa Rispondi

    Bello vedere l'obiettività della recensione di un membro della band in questione.




  • yanus 13 anni fa Rispondi

    :) Grazie per le belle parole. Elena e tutta la redazione di Rockit ci hanno stroncato, ma il pubblico risponde in maniera diametralmente opposta e questo ci gratifica e incoraggia.
    E la soddisfazione più grande è che il disco piace a giovani e meno giovani, a musicisti e profani totali, ai canadesi come agli australiani, agli spagnoli come agli svedesi, agli americani come ai tedeschi.
    E' il nostro primo disco, completamente autoprodotto e autodistribuito. Pregi e difetti compresi. Il prossimo, con grande rammarico di Rockit, conterrà ancora più esperienza e vissuto musicale. Quindi speriamo proprio di migliorare.
    Grazie ancora, you ignite our Rock Engine!

  • cesareparmiggiani 13 anni fa Rispondi

    Quella di Kapsis è la recensione giusta! Fatta da uno che la musica la conosca e la sa valutare senza pregiudizi.

    Una recensione solida per un disco solido, fatta da una band che ha l'unica colpa di non curare le apparenze e di seguire le mode.

    Consiglio ad Elena di iniziare ad ascoltare un po' di musica vera (tipo gli Abba) di ampliare i propri orizzonti e di non fermarsi solo sulle apparenze o su ciò che piace a Rockit (vedere playlist)... non farebbe male anche avere una conoscenza più approfondita delle dinamiche strumentali e delle terminologie... del resto se si vuole essere giornalisti di musica, mi sembra il minimo, si evitano brutte figure.