Operaja Criminale Roma, guanti e Argento 2012 - Rock

Roma, guanti e Argento precedente precedente

Quando l'ideologia non è solo pensiero, ma si fonde con la realtà. Con l'illuminata produzione di Canali, un disco che racconta come siamo. Operai e criminali.

Quando, durante la nostra adolescenza, ascoltavamo parole incendiarie di chi pretendeva di saperne più di noi sulla vita e sul mondo, i nostri visi si coloravano di orgoglio e di gioia se ci raccontavano di quanto fosse importante aderire a un pensiero politico, a un credo in cui riconoscerci. In piazza scendevamo sempre noi, e mai quei signori che affollavano le nostre teste di splendidi motti. Eravamo noi a marciare in nome di qualcosa di più grande. È il problema dell'ideologia: la netta distanza tra la teoria e la pratica, tra chi riflette dietro una scrivania e chi agisce nelle strade, e così quel complesso di pensieri si riduce a uno schema immobile attraverso cui filtrare, non sempre in modo opportuno, la realtà.

Per questo mi colpisce tanto la definizione che gli Operaja Criminale danno di sé, presentando la loro opera prima: “laboratorio ideologico musicale”, laddove “laboratorio” suggerisce l'idea di un progetto in movimento, distante dalla pretesa di un risultato definitivo, da concetti precostituiti. Tanto più che la loro musica offre spesso l'impressione che sia in atto una jam session. Qualcosa che ha a che fare con la vita vera, che non sai mai bene che direzione possa prendere.

Con “Roma, guanti e argento”, gli Operaja Criminale danno prova di saper colmare la distanza che spesso esiste tra pensiero e realtà. Lo fanno con dieci tracce in cui si sente forte l'influenza di Giorgio Canali (produttore e musicista in questo album), che però sa stare al suo posto, come un maestro illuminato che lascia spazio al lavoro autonomo dei propri allievi. Lo stesso si può dire degli altri ospiti del duo romano. La batteria di Cesare Petulicchio, accantonata l'irruenza necessaria ai pezzi dei BSBE, dimostra di saper sostenere ritmiche importanti ma delicate, mai invadenti. La voce di Ilenia Volpe è velluto che graffia, si intreccia con quella limpida del vocalist, Matteo Scannicchio. La chitarra di Condemi conserva la carica sovversiva degli Spiritual Front.

Un disco rock immediato, che nasce da una chiara urgenza comunicativa, la cui cifra distintiva è la ricerca di nuove soluzioni, che non siano mai sperimentazione fine a se stessa, ma che diventino sostegno dei contenuti. La città è regina onnipresente, invade le viscere di chi la racconta attraverso un album che, distante dai frammenti urbani di Brondi, è bello e lineare come un romanzo. Tra i capitoli migliori, “L'ordine naturale delle cose” e “Torino”, ma non c'è un solo episodio che non convinca, in un disco che, per descrivere il mondo in cui viviamo, non cita Majakovskij o i massimi sistemi, ma guarda a ciò che siamo. Operai e criminali. Niente di più, e niente di meno.

---
La recensione Roma, guanti e Argento di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-01-19 00:00:00

COMMENTI (2)

Aggiungi un commento Cita l'autore avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia
  • RobertaMu 10 anni fa Rispondi

    Bello bello

  • danymei79 12 anni fa Rispondi

    capolavoro, assoluto....madooooo!!!!!!