violacida "Siamo tutti poveracci" 2012 - Cantautoriale, Indie

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Un Ep troppo breve e altrettanto bello.

Dieci minuti, ti prego, ancora dieci minuti. Anche se è tardi e so che ti ho detto la stessa cosa già dieci minuti fa.

Il pensiero dell'innamorato che non vuole lasciarti. Oppure, la risposta che dai a tua madre quando entra in camera per svegliarti perché devi andare al lavoro o a scuola ma tu sei nel letto al caldo e non ti sfiora nemmeno l'idea di poterti alzare. Il tempo reclamato e richiesto quando si cerca di prolungare una situazione gradita. Esistono però casi in cui quella manciata di istanti rappresenta la durata stessa di qualcosa di bello. Un esempio: l'ascolto di “Siamo tutti poveracci” dei Violacida.

Troppo breve per poter saziare le orecchie, l'Ep costituisce il lauto antipasto di un lavoro sulla lunga distanza che stando alle informazioni riportate sul sito della band dovrebbe uscire a breve. Solo quattro canzoni che pure sanno declinare il rock in forme diverse spaziando tra i sottogeneri senza però far perdere l'orientamento.

Una dimensione folk corale e scanzonata incede tra le vie paradossali di una rassegnazione allegra nell'iniziale titletrack. Lo spirito irrequieto di un Rino Gaetano filtrato dall'influenza più recente dei Pan del Diavolo nella bella “Lei come le altre”. “Il lavoro”, batteria e basso che martellano riproducendo i ritmi alienanti di una giornata in una fabbrica o in qualsiasi altro luogo in cui fretta e fatica fanno da padroni, e il testo che si conclude con un crescendo urlato: “Tra il dormire e il mangiare/ il lavorare l'andare a letto il parlare/ il cantare e pensare/ tra l'uscir con gli amici l'accontentarmi il denigrarmi il masturbarmi/ preferisco non fare un cazzo”, quasi una rivisitazione di quel celebre e amato “Non studio non lavoro non guardo la tv”. A “Lia” il compito di concludere in maniera disillusa e struggente un disco breve ma denso di sfumature: i suoni dei Marlene svecchiati e potenziati in un mosaico che ha tasselli strumentali immensi incastonati su parole amare (“Non credere al domani”). Senza dubbio il pezzo più bello di “Siamo tutti poveracci”.

Alla fine dell'ascolto, si può solo ricominciare tutto da capo. E godersi quei dieci minuti, ti prego, ancora dieci minuti.

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La recensione "Siamo tutti poveracci" di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2012-12-07 00:00:00

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