Violet Revol s/t 2001 - Noise, Indie

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Ed eccoci a parlare dell’esordio dei Violet Revol. Sebbene per ben quattro volte abbia lasciato scorrere le tracce dell’omonimo cd nel mio lettore, l’idillio con la loro produzione è durato soltanto sette minuti e trenta, ovvero i quattro iniziali di “High Mary” più i tre minuti scarsi di “Osmanovski”!

“Un bell’inizio” mi son detto; sezione ritmica originale, chitarre prima melodiche e cupe, poi violente e sgargianti al punto giusto… insomma, pensavo di aver trovato finalmente un lavoro d’intensità non comune!

Constatare quindi la distonia di questi notevoli stralci di canzone dal resto dell’album è stato a dir poco frustrante! Il gruppo umbro, tra improbabili esperimenti noise (i restanti cinque minuti della sopra citata “High Mary”) e motivi - triti e ritriti - di rock sonico (“Cri violet”, “Tortuga”, “Settembre”), non riesce quasi mai a creare un’atmosfera coinvolgente; ci si accontenta di sonorità scontate e semplicistiche e nulla più, a dispetto delle potenzialità che si colgono sia nella maniera di suonare (tecnica e missaggi vicini all’eccellenza) che nei ‘cenni’ d’idee presenti nei brani (esempi lampanti sono l’inusuale voce in francese di “Cri violet” o il chorus cadenzato di “Tortuga”, il cui ascolto invoglia quasi al ballo).

Nota speciale per la finale “Osmanovski”, vero e proprio ‘faro’ nell’album, che altro non è che un pezzo dalle venature post-rock e dal ritmo incalzante e vivace che dimostra quanto di buono sia nascosto nelle menti dei quattro (e che peraltro ha impedito di sfogare tutta la mia delusione contro l’incolpevole stereo).

Tutto ciò contribuisce a definire i Violet Revol un gruppo - per ora - inferiore alla media, ma di cui sarà interessante, nel bene e nel male, osservare l’evoluzione. Il mio consiglio può essere solo di fare una efficace revisione del materiale già prodotto, per farne scaturire le reali possibilità, evitando composizioni troppo attinenti alle cosiddette ‘influenze musicali’, per ricercare uno stile personale e soprattutto (ce n’è davvero tanto bisogno) originale.

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La recensione s/t di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2002-06-21 00:00:00

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