Taba Electric Red Light 2002 - Sperimentale

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E certo che i demo non sono mica più quelli di una volta, dico: ti arriva un cd con copertina e label a colori, con la traccia cd-rom! Confesso, quando nella lettera del Taba leggo: “questo lavoro sarà co-prodotto con Snowdonia Records” (tra le realtà sotterranee più coraggiose del south-Italia e non solo), trasalisco, mi balza subito alla memoria il Moretti professore su “Bianca” alle prese con l’impenetrabile Quadrato magico di Dürer, poi faccio un gesto d’altri tempi e prendo fiato: metto il disco nello stereo…
Parte “Effect Bubano”, rumori metropolitani, o meglio, di periferia: macchine che ascoltate in cuffia ti attraversano, un sax tenore languido, contrabbasso, voci, rumori dilatati, ma capisco che si tratta di un prologo.

Il Taba entra in partita con “Speedball”, che potremmo assurgere a manifesto della sua produzione, esemplificando: base elettro + loop di batteria + giro ipnotico di basso + riff di chitarra e apparizioni di voce, cioè frasi, urla, risa, poesia. Ecco, proseguendo cambia l’ordine dei fattori, ma di poco il risultato: in “Sexy Transistor” la base è più funk, sopra si avvicendano strati elettronici e “suonati”, puntuale all’ottava battuta ci scapperà il clap-clap dalle mani; in “Electronic Truth” il carnet di suoni si aggiorna di un poco, ma ancora fuggendo le moderne coordinate: Inghilterra (Warp) - California (Matmos).

Alla fine del percorso con “Star Requiem” ci appare chiaro che in effetti non è quello l’immaginario in cui il Taba ci voleva introdurre, l’eco, un arpeggio new-wave, quella commistione che permea tutto il lavoro tra carne, sentimento ed elettrodi, più modernista che moderna, la disco che diventa adulta, eccoci: siamo in Europa, all’inizio degli anni ottanta!

Se poi dallo stereo passerete il dischetto sul PC vi apparirà chiaro il progetto del Taba: un personaggio che dispensa immagini e pensieri niente affatto banali come didascalie alla propria musica, una produzione già articolata spartita prima coi Sinnerdolls e i Pan Pipes e oggi prepotentemente solista (le immagini del book a ben guardare ritraggono sempre e solo lui).

Azzardo maggiore negli MP3 allegati, ove convivono piacevolmente rumori, dissonanze e melodia, last but not least la traccia video-crushing di “Speedball”. Beh, grazie del viaggio insomma… ah, dimenticavo il quadrato magico: la somma dei lati e delle diagonali dà sempre 34.

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La recensione Electric Red Light di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2002-08-25 00:00:00

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