Tomakin Epopea di uno qualunque 2013 - Pop, Indie, Electro

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L'ePOPea dei Tomakin continua, fra sound anni ottanta e ritratti del presente.

Ciao Tomakin, sappiate che vi voglio bene. Perché basta con il mito della moto vessillo di libertà e del motociclista eroe tamarro buono, ché non è che le moto cacciano ossigeno purificato al pino silvestre dalla marmitta, e se vai a seicento all'ora non è che solo perché hai due ruote in meno sei un modello di virtù che può guardare dall'alto in basso gli stronzi che non capiscono l'ebbrezza del vento in faccia, e la libertà, e la route 66, e basta dai. Quindi Tomakin, grazie per “Avanguardisti”. Poi grazie perché – tolto il ritratto (volutamente forse, ma non efficacemente) stereotipato della “Poser” (“Il cosmopolitan e Sarah Jessica Parker, Cavalli che cavalca l'ondata e lo tsunami, la nuova icona pop e il taglio eighties”) - ce l'avete fatta a scrivere un quadro del presente caustico e puntuale, che gioca coi cliché senza farsene intrappolare (anche “Bluff art” ed “Epopea di uno qualunque” ritraggono poser, ma lo fanno con più arguzia e sottigliezza) risultando a tratti perfino poetico (per esempio nella nostalgica “Flotta interstellare”), e perché la pseudo-cover di “This must be the place” (“Quasi mai delusi”) è assolutamente rispettosa e rispettabile, e perché il vostro synth-pop certe volte è così pop che Vittorio Salvetti si starà rivoltando di piacere nella tomba mentre noi ci rotoliamo nel ricordo di quando dalle radio uscivano ritornelli tipo quelli di “Squali” e “La legge di murphy”. Grazie Tomakin, mi porto il cd in macchina, che è arrivata l'estate e ci sta tutto. Ciao.

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La recensione Epopea di uno qualunque di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-06-20 00:00:00

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