Le Moire Plastic 2013 - Rock

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Tecnica buona e aggressiva nella parte musicale, meno buoni i testi e senso di incompletezza

Dal nome mitologico che fa subito intendere la buona cultura del quartetto lombardo, Le Moire alla fine deludono un po’. “Plastic” è il loro secondo album, esce a distanza di un anno dal primo, e dovrebbe segnare un’evoluzione della band.
In effetti il primo disco aveva un legame troppo stretto con il grunge anni ’90 nirvaniano; questo secondo lavoro invece cerca di superare un’esperienza ormai poco originale, ma alla fine nel sound riecheggiano sentori dei primi Litfiba, giustificati anche dalla voce di Stefano Invernizzi talvolta strascicata alla Piero Pelù (“Le macchie scure del mondo”).
La scelta di testi in italiano è coraggiosa, perché l’ascoltatore ci fa più attenzione. Purtroppo non si rivela una scelta del tutto felice: i testi sono più evocativi che realmente significativi, ancora nel solco del grunge di Seattle.
Per il resto il sound è grezzo: i riff di chitarra sono ben fatti, la batteria martella bene. La voce si adatta al sound lo-fi e ad ogni cambiamento di melodia, passando da momenti più lenti (“Ad una condizione”) ad attimi di tensione (“La porta nella valle della solitudine”) e di urla energiche, senza mai perdere il contatto con la musica.

Alla fine il disco lascia però una sensazione d’incompiutezza. Niente da dire sulla musica che dimostra buona tecnica e un sound volutamente grezzo, ma i testi vanno migliorati. Le Moire erano la personificazione del destino ineluttabile, tessevano i fili del fato e la lunghezza di ogni filo rappresentava la lunghezza della vita: Le Moire pavesi stanno tessendo il proprio destino con potenza ed energia, ma devono ancora migliorare nei difetti, piccoli ma significativi, che conservano.

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La recensione Plastic di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-05-08 00:00:00

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