King Suffy Generator The fifth State 2013 - Strumentale, Progressive, Post-Rock

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Ambizioni sospese tra progressive, post rock e psichedelia

Una colonna sonora per l'uomo contemporaneo. Una meditazione strumentale sul passaggio dal Quarto Stato di Pellizza da Volpedo al Quinto Stato. Processo che ha portato l'individuo da essere parte attiva e fondamentale per il cambiamento della società a diventarne invece vittima passiva, svuotato dei suoi aspetti più intimi e umani.

I King Suffy Generator armati di chitarre, basso, batteria, sax e synth danno vita ad ambizioni sospese tra progressive, post rock e psichedelia. Il capitolo “The Fifth State”, composto da sei composizioni tutte strumentali si muove attraverso paesaggi crepuscolari introspettivi, l'inquietudine diventa ben presto tormento, angoscia, rabbia, attraverso un turbinio di atmosfere spettrali, la brevissima traccia“Rought Souls” ne è la conferma lampante. La complessità dei pezzi arriva spesso a vette altissime, dando vita a un suono matematico, ma sempre mitigato da bagliori melodici più morbidi, suoni corposi, densi e rigidi sanno sfogarsi all'occorrenza in scenari più malleabili e sinuosi. Questo, infatti, è uno dei punti forza del disco. L'umore generale che si respira è quello di una dolenza scura, ragionata che ha urgenza di liberazione ed espressione. No, non sono ragazzini alle prese con le prime sperimentazioni, si avverte subito, dall'eleganza e dalla grande consapevolezza dei loro mezzi espressivi. Brano migliore del lotto rimane “Relieve The Burden” che riesce a tirare fuori il lato più oscuro e subdolamente ansiogeno dei KSG, attraverso bellissimi vortici sonori, lasciando intravedere l'approccio maggiormente visionario che caratterizza l'economia generale di questo ep.

Ecco, l'unica piccola nota di demerito è che si avvertono alcune derive un po' pompose, di marca progressive che appesantiscono alcuni momenti, in modo particolare sul finire delle tracce, creando una certa difficoltà d'attenzione di fondo. Anche se probabilmente c'è da fare un qualche lavoro di limatura e di sottrazione per avere un disco incisivo al punto giusto, senza la troppa freddezza chirurgica e la spigolosità di alcuni frangenti, gli applausi per il gruppo piemontese sono parecchi e convinti.

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La recensione The fifth State di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2013-11-20 00:00:00

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