Il magmatico limbo sonoro e narrativo di “Si muove e ride”, e il narcolettico ristagno emozionale che si trascinava splendidamente dietro, trova a distanza di sei anni il suo più ideale completamento ne “L’entrata - L’uscita”, progetto che recupera in toto le dinamiche anestetizzanti (anche liriche) del primo per sublimarle con rifiniture glitch e dilatazioni dark/cantautoriali di ancor più pregevole fattura. Le amniotiche costruzioni sonore di Pedretti & Calzoni celebrano se stesse in un trionfo di minimalismo accademico a questo giro impreziosito da valenti collaborazioni ai fiati, ritmiche e cori.
Davvero encomiabile il lavoro certosino del duo emiliano che riesce paradossalmente a sprigionare dalla quasi assoluta mancanza di movimento un variegato registro di suggestioni: bello e faticoso al contempo annientarsi nei 52 minuti di conturbante lentezza che partoriscono in successione la liquidità cinematografica alla Teho Teardo di “In un piccolo spazio” e “23-1”, le crepuscolari striature new wave di “Più in fondo”, i respiri di sax che disegnano la notte in “Così distanti” e nella suite elettrodark della title track (piccolo capolavoro di cangiante malinconia), i requiem fumosi, quasi slow jazz, di “Dalla finestra” e “Tempo brucia tutto”, non privi di una cupa raffinatezza vicina alle corde di David Sylvian.
Un oscuro compendio di sussurri e note non certo approntato per far ballare o distrarre l’ascoltatore di turno - ma neanche per farlo meditare - quanto piuttosto per indurlo a cibarsi della propria solitudine e sofferenza in vibrante silenzio, di fronte alla fascinosa inesorabilità di un Bergmaniano orologio senza lancette.
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