Allun Onussen 2002 - Lo-Fi, Sperimentale, Noise

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Dopo l'omonimo esordio su 7’ del 1999 e il primo album “Et sise” del 2000, ecco la seconda uscita maggiore di questo ensemble di ‘non-musicisti al femminile’, guidato dall'artista performer Stefania Pedretti. La formazione è cambiata parecchio dagli esordi e altri strumenti non convenzionali si sono aggiunti all'orchestra di elettrodomestici e giocattoli sui quali da sempre sono strutturate le composizioni delle Allun. È diventato tuttavia impossibile riuscire a distinguere nel caos generale chi suoni cosa, anche perché l'approccio si è fatto ancor più schizoide e stralunato.

Se affidassimo quest'armamentario a una scolaresca dell'asilo non si produrrebbero simili aberrazioni sonore, per il semplice fatto che anche i bambini, nella loro ingenuità, hanno un minimo di ritegno o pudore. Ma le Allun no: la loro musica è una variabile che ha un'impronta per metà avanguardistica e per metà terroristica. I pochi strumenti convenzionali (la batteria di Marylise Frecheville, il basso e i fiati di Silvia Grosso dei Larsen) si muovono su schemi che ricordano a volte il grind-core (‘88 giugno’, ‘Siamo occhi’, ‘34 agosto’) a volte il jazz (‘Ome’, ‘Atto X’) con sottili variazioni interne che riportano alla mente la stagione della musica industriale (assolutamente rimarchevole ‘Allucinante’, che fa rivivere il fantasma dei Throbbing Gristle). Altre volte, per definire questo gruppo ho disturbato la no-wave dei Mars; dovrò farlo ancora, poiché se è vero che i loro buchi neri sonori non hanno ancora trovato eguali, certo le Allun sono tra i pochi capaci di riprodurne l'intensità in un ambito emotivamente più vario. Ascoltate ad esempio la marcia demente di ‘Colazioniste’, o la danza spastica di ‘OX’, o la parvenza funky di ‘Zanzara innamorata’ e vi torneranno in mente anche i Residents o i Royal Trux dei tempi migliori.

Registrato da Bugo e Jacopo Andreini, ‘Onussen’ è senz'altro il disco più riuscito e vario delle Allun, quello che consiglierei a chi non le conosce e ama i gruppi citati in questa recensione. Di sicuro non è un disco per tutti: la maggior parte del pubblico rock (non solo italiano) potrebbe esprimersi con espressioni quali ‘musica imbecille’, ‘rumorismi gratuiti’, ‘una presa in giro’... può anche darsi che sia così. Io intanto rimando il cd da capo, voi fate un po' come vi pare.

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La recensione Onussen di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2003-02-23 00:00:00

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