Zuma Less Is More 2014 - Rock, Blues, Alt-country

Less Is More precedente precedente

Un rock cinematico che trasporta dritti nel deserto

Io non so se in Sicilia ci siano dei deserti. Ci sono? Dentro questi cinque siciliani però, sicuramente si. Gli Zuma prendono il nome, molto probabilmente, da un album del 1975 di Neil Young, e il titolo, del loro di album, da una massima universalmente conosciuta di Mies van der Rohe, che la usò come precetto del design minimalista.

Tutte e due le scelte non sono per niente casuali, di fatti sia il cantautore americano che il concetto dello spogliare all'essenziale tutte le strutture, in questo caso dei brani, sono fonte d'ispirazione per questo quintetto al primo disco.Disco invece, che come raccontano loro stessi, è nato con meno lucidità d'intenti, più per caso, le canzoni sono state scovate inaspettatamente e sono fiorite d'improvviso naturalmente. Sono fiorite nel deserto appunto. Il suono nato è figlio della polvere, del caldo suolo arido, a tratti del mexico (quello con la x) come ci suggeriscono le trombe mariachi in "Son of a Beach". Per la prima parte del disco, o buona parte, sembra di stare in un western, più Sergio Leone che Tarantino forse, e se vogliamo anche citare qualcosa di fresco, una qualche assonanza con la sigla del telefilm "True Detective" la possiamo associare senza sensi di colpa. Una musica prettamente strumentale, che si presta bene ad essere definita dunque molto cinematografica, grazie al suo continuo evocare scenari ed immagini molto forti. Ci trasporta in un altro posto.

La voce quando presente, è un po' indecisa e fragile, ma nel complesso fa il suo gioco perfettamente, come in "Kimberly Last Night" o in "Rain Song", un momento intimista di rara bellezza. Con la title track invece, qualcosa dei Calexico (sempre con la x) me la ricorda, e non è difficile immaginare il perchè. Si chiude con "Ourselves", registrato dal vivo al Lomax di Catania, ed usato nei live invece come intro, un altra perla strumentale lenta e struggente dove gli elementi compaiono tutti alternandosi, dall'armonica alle chitarre, con il piano a fare da sottofondo scandendone i tempi dilatati all'estremo. Ascoltare questo disco equivale a comprare un biglietto, per il cinema o per il vecchio west, scegliete voi.

---
La recensione Less Is More di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-05-19 00:00:00

COMMENTI

Aggiungi un commento Cita l'autore avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia