Il Re TarantolaIl nostro tabacco sa d'amore2014 - Cantautoriale, Lo-Fi, Alternativo

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Manuel Bonzi fa sembrare facili le cose semplici, e non è così facile come sembra.

Può sembrare un problema da poco, ma io una volta ci stavo rimettendo le coronarie per colpa di una ghost track: sola in casa, silenzio, all'improvviso parte una canzone, qualcosa come mezz'ora dopo la fine del cd. Sono traumi. Ci voleva proprio qualcuno che dicesse “non mandare avanti dopo l'ultimo pezzo, io odio veramente le canzoni fantasma”. No, non scherzo. C'è un confine labile fra il cantare ovvietà, e farlo con supponenza e finta simpatia credendosi meglio di te, e il cantare cose che “vabbè, ma questa cosa io l'ho scritta ieri su facebook” (sì però l'hai scritta peggio), e farlo con spontanea intelligenza.

C'è un confine labile fra Lo stato sociale e Il re tarantola, e se sei distratto potresti non vederlo: potresti fermarti all'elogio del Crystal Ball di “Se stai male e t'addormenti non seguire la luce”, o alla scontata ironia sulla vita virtuale che fa dei “il mio migliore amico di Facebook” indiscutibilmente il pezzo peggiore del lotto (“sei il mio migliore amico di facebook, cercherò l'amore su youporn, non vengo ai tuoi concerti ma guardo i tuoi video su youtube”? Veramente, basta, manco mio nonno!), e finire per perderti le scintille che rivelano quello sguardo obliquo sulla realtà e quell'attenzione a certi particolari del quotidiano che segnano la differenza fra il cantautore e lo scrittore di versi per gente dal like facile (un paio di esempi? “Oggi è un dì di festa e ho le lenzuola nuove che meritano rispetto, quindi prima di dormire andrò a fare una doccia”, da “I nipoti dei fiori”. “Smettetela di fare la guerra e di uccidere la povera gente, se continuate così vi mando in collegio dai preti”, da “Il tour finirà quando mi ritireranno la patente”).

Non solo: potrebbe sfuggirti il fatto che questa sgangheratezza voluta ed esibita, tanto lo-fi per forma e contenuto da rasentare la sgangheratezza vera, è baciata dal raro dono dell'istintivo, istintivamente fresco, autentico, appiccicoso – in senso buono – Pop. Potresti perderti il piacere di avvertire quel retrogusto anni sessanta - lo stesso, per dire, che ti fa urlare alla figata quando senti i Thegiornalisti, solo meno da spiaggia e più da garage – e l'irresistibile impulso di accompagnarlo con la tua voce stonata che sa già tutto a memoria. Semplice ma non facile e, ricordiamolo, senza nemmeno tracce fantasma a dare fastidio (sull'assenza di messaggi sa(n)tanici invece non potrei giurare, non ho ancora provato ad ascoltarlo al contrario).

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La recensione Il nostro tabacco sa d'amore di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2014-08-25 00:00:00

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