RotturaNetta RotturaNetta 2014 - Rock, New-Wave, Alternativo

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Con questa uscita omonima sulla lunga distanza, il sestetto romano ci propone una convincente mistura di new wave e rock tout court

Gli anni ’80, intrisi di edonismo e “modernità liquida” hanno – per contraltare – partorito nel nostro paese, tra le cose più interessanti mai ascoltate in ambito rock. Poi vabbè, passati questi, è venuta eclissandosi anche tutta una scena che aveva saputo coagularsi attorno a due realtà come la Contempo e la Italian Records. Figli di quel tumulto creativo ed umorale, i Rottura Netta riprendono il discorso esattamente da dove era stato interrotto dai loro predecessori, senza spostare una sola virgola o un solo punto di sospensione di ciò che era stato detto da band quali Litfiba, Kirlian Camera o Violet Eves. Quel “spostare una sola virgola” non è certamente da intendersi nella sua accezione più deleteria, anzi, quella roba va fatta in quel modo lì, punto e stop, c’è poco da alambiccarsi.

E infatti, con questa uscita omonima sulla lunga distanza, il sestetto romano ci propone una convincente mistura di new wave e rock tout court che viene fuori - meglio - dopo una serie di ascolti. Perché in effetti, a botta calda, il tentativo di bollarli come una strana creatura mitologica a cavallo tra Emma Marrone e Siouxsie and The Banshees è forte, ma se si riesce a resistere oltre il terzo ascolto, si capisce invece quanta più attinenza abbiano con i concittadini Elettronoir piuttosto che con l’ugola pugliese. E quindi bene, nel senso: più Elettronoir e meno Emma Marrone, per tutti. Il dittico iniziale (“Notte” e “Buio”) chiarisce sin da subito da dove partirà questo viaggio: umbratilità e disagio a go-go. Si prosegue con il riff ghigorenzulliano di “Ruvida Musa” e “Piove sopra Charlie”, ottima ballata per piano, voce e sezione ritmica. “Urlami Viola” sconta un po’ il voler essere troppo piaciona, finendo così per diventare qualcosa dal vago sapore sanremese, con “Senza Volto” le cose migliorano sensibilmente giungendo alla giusta sintesi – questa volta – tra mainstream e indolenza wave.

Concludono questo “viaggio al termine della notte” , “L’amore fugge” - bello strumentale – e “Respira forte”, dove ancora una volta i Rottura Netta non riescono a chiarire del tutto da quale parte del crinale scelgono di stare. Se da una parte fa piacere constatare che in Italia c’è ancora chi si sporca le mani con queste sonorità scegliendo la lingua madre per dipingerne le trame, dall’altra registriamo la difficoltà oggettiva che chi fa tutto ciò incontra per non scadere in una versione grottesca e vampiresca di un certo rock da radio Latte e Miele, per intenderci.

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La recensione RotturaNetta di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-01-05 00:00:00

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