Sabrina Napoleone La Parte Migliore 2014 - Cantautoriale, Sperimentale

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Quella molteplicità in molte occasioni confusa, poco chiara, che vuole parlare di tutto, di troppo e che finisce per ubriacare lo spettatore per le troppe parole

Su una cosa possiamo essere tutti d'accordo: avere molte cose da dire è certamente positivo. Dopotutto ne conoscerete anche voi di persone che aprono bocca soltanto per lamentarsi del tempo o delle tasse. Il problema, quando si hanno tante cose da dire, però, è riuscire a dirle in maniera ordinata e soprattutto riuscire a fare in modo che chi ti ascolta non inizi a distrarsi dopo pochi minuti.
Sabrina Napoleone con il suo "La parte migliore" fatica proprio su questo fronte. I contenuti ci sono e sono anche abbastanza individuabili. Forza, autonomia e fragilità femminile, denuncia sociale nei confronti della politica, della finanza, della mafia ("Insonnia"), dell'ipocrisia, di un Occidente oppressivo nei confronti di un Medioriente scarsamente autonomo e indipendente ("È primavera"). E poi l'amore, ça va sans dire, la vita, la morte ("Fire", "Epochè"), la decadenza, la religione ("Dorothy"). Insomma, un nutrito spettro di fonti d'ispirazione e di denuncia che si avvicendano in queste dieci tracce dell'opera prima della Napoleone (inclusa anche tra i finalisti della Targa Tenco per questa categoria). Le modalità musicali con cui queste tematiche vengono trattate sono varie e nonostante tutto coerenti tra loro. Quel rock lievemente sperimentale fatto di delay, batterie elettroniche, campionature, cori e grida giocate con effetti fino a farsi in alcuni casi megafono di una sorta di protesta, dove però la Napoleone è sola, sia per una sorta di percorso intimista e personale ma anche per una specie di desolazione sociale che pare trasparire dalle liriche. La title track è in questo quasi un anthem, un inno e non a caso un abstract dell'intero disco.
La parte migliore si inserisce nel solco perfettamente italiano che dagli anni Settanta ad oggi ha fatto di queste tematiche e di queste sonorità il suo tema fondante. Da certi CCCP ad Angela Baraldi, da Giorgio Canali e i Rossofuoco a Guccini De André nelle bordate più puramente cantautorali. Da Capovilla a una Mannoia più arrabbiata fino alle filastrocche e alle canzoni popolari tanto care ai cortei.
Quello della Napoleone è un disco che avremmo definito canonicamente di sinistra, se questa definizione non avesse iniziato a provocare distinguo e puntualizzazioni stizzite. "La parte migliore" è un disco che riassume però anche questi distinguo e quella molteplicità in molte occasioni confusa, poco chiara, che vuole parlare di tutto, di troppo e che finisce per ubriacare lo spettatore per le troppe parole, per i troppi rimandi, per le troppe cose che non vanno per cui vale la pena denunciare, arrabbiarsi. Per le sonorità a volte troppo barocche, ormai polverose. La parte migliore è un disco che probabilmente piacerebbe molto a Sabina Guzzanti.

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La recensione La Parte Migliore di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-01-19 00:00:00

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