The Marigold
KANAVAL 2014 - Sperimentale, Noise, Ambient

KANAVAL
22/01/2015 - 09:00 Scritto da Manfredi Lamartina

I Marigold tornano con un album che si tira fuori dal pensiero accomodante di certa musica moderna

“Sick Transit Gloria Mundi” è un vortice di noise con zero compromessi. C’è un senso di indignazione misurata e di resa dei conti agli sgoccioli. Spicca l’inizio contundente, a metà tra i Queens Of The Stone Age di “Song For The Dead” e gli Unwound più caotici e hardcore. Dal vivo sarà uno di quei brani che scaldano gli amplificatori e mandano nel pallone i fonici. “Sludge-Jungle” è come una lunga rincorsa prima di effettuare un salto nel buio. È una jam session allucinata nella quale gli strumenti vanno per i fatti loro: insieme formano una sorta di drone destinato a fare parecchio male.

“Third-Melancholia” è puro Nirvana: grunge spigoloso che suonerebbe bene anche solo con una semplice chitarra acustica. Il gancio dell’inciso - un ritornello di space rock dissonante - rende la canzone una piccola meraviglia, lucida e stralunata al tempo stesso. La conclusione di “Demon Leech” è il momento migliore del disco. Qui il gruppo si traveste da Swans e si incaponisce in un arrangiamento scuro e irrisolto eppure perfetto per la sensazione di oppressione che regala.

I Marigold tornano con un album che si tira fuori dal pensiero accomodante di certa musica moderna. Con il supporto di campioni accertati come Amaury Cambuzat (Ulan Bator), Gioele Valenti (Herself, Lay Llamas) e Toshi Kasai (all’opera con i Melvins), “Kanaval” è un lavoro che alza il livello già alto della band. Ha una spinta che viene dai Novanta e che si riverbera per le due decadi successive. È un’irruenza ben indirizzata verso l’obiettivo prefissato - il noise - con in più una purezza e una sincerità notevoli. Una rarità in questi anni di giudizi scontati e pregiudizi a tasso zero.

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