the Room of the Insole Shoes A room of one's own 2014 - Pop rock

A room of one's own precedente precedente

“A room of one’s own” tradisce un po’ le aspettative e non riesce ad esaltare le proprie qualità, rimanendo incatenato a confronti troppo ingombranti.

The Room of the Insole Shoes è un progetto nato a Cosenza e cresciuto all’ombra dei Cure, tra riff di chitarre e puro pop-rock.
“A room of one’s own” è il loro primo album di inediti, impregnato di quello stesso pop-rock. La cifra stilistica appare nitida e chiara fin dal primo brano e rimane costante e sempre a fuoco anche nei successivi. Così, per esempio, “Welcome” e “Liar song” palpitano della band di Robert Smith, ma rimangono incastrati in quel paragone ingombrante che li terrà sempre in ombra. Forse è questo il difetto maggiore del disco, suonato sempre bene e curato fin nei minimi dettagli in studio, che vive però nel confronto impari con la storia della musica. Non mancano, comunque, le note positive, come gli archi di “Liar song” che ci stanno a pennello, o il brano “Breathe”, nettamente il migliore, che esce un po’ dagli schemi sperimentando nuove soluzioni sonore e stilistiche (la voce femminile di Miriam Curti, un valore aggiunto con uno stile che strizza l’occhio al blues, a cui si affianca la stridula elettricità delle chitarre).
Nel giudizio influiscono forse anche le aspettative: il titolo del disco riprende quello di un saggio di Virginia Woolf, che nel 1929 descriveva con il suo sguardo acutissimo sul mondo la condizione della donna, la sua necessità di emanciparsi e di avere il proprio spazio, “una stanza tutta per sé”. Ecco, date queste premesse, e con un titolo che richiama esplicitamente la storia della letteratura, mi sarei aspettata un lavoro diverso, intriso di letteratura, oltre che di musica. Questa componente, invece, è completamente assente. E non sarebbe un difetto se uno non avesse proprio “quelle” aspettative.

Insomma, se da una parte il disco si fa ascoltare anche abbastanza piacevolmente, dall’altra gli mancano la personalità e l’originalità che gli permetterebbero di salire un gradino più su, di valorizzare le proprie qualità, gli manca quell’elemento che lo libererebbe dalle catene dei paragoni e dei confronti per raggiungere una propria e unica dimensione.

---
La recensione A room of one's own di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-06-21 00:00:00

COMMENTI

Aggiungi un commento Cita l'autore avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia