“Musical Colors”, i colori musicali. E in effetti a ben vedere il secondo album di TBP è un arcobaleno di suoni, sia per il mood luminoso a cui mira sia per il numero di generi a cui si rifà. La gestazione del disco è stata molto particolare: il deus ex machina è Mario Contarini, il quale però essendo affetto da distrofia muscolare non è in grado di poter eseguire la sua creazione; nonostante ciò non si ferma e, spogliatosi dalle vesti di musicista, indossa quelle di maestro d’orchestra e dà le partiture in mano a tanti amici che danno voce alla musica al posto suo. La formazione assume così un aspetto che muta da canzone a canzone ma che trova sempre il suo fulcro predominante nella chitarra, tanto da far pensare che “Musical Colors” possa essere la pubblicazione di un chitarrista solista - quando invece di chitarristi ce ne sono quasi uno per pezzo. E infatti non è difficile trovare punti in comune più o meno evidenti con chi ha militato nei G3. Il lavoro è così costellato di assoli per tutto il percorso mettendo per forza di cose in ombra gli altri strumenti, i quali sono comunque tutt’altro che secondari e contribuiscono fortemente a plasmare un’atmosfera ora dolce (“J.”) ora più dura (“Whishing Well”).
L’album è per lo più strumentale, comprendendo solo 3 tracce su 10 cantate. La base di partenza del suono è l’hard rock, a cui si fanno aggiungono sfumature dal blues rock al progressive a seconda del brano. Ci sono i rimandi ad Eric Johnson in “Orient Express” e quelli all’heavy metal in “The Scorpion”. “Reach for the Sky” è una via di mezzo tra gli Iron Maiden e i Dream Theater spoglia di eccessivi virtuosismi, mentre la title track prende un po’ di tutto e forma un gran calderone in cui si danno il cambio ritmi e generi. Vi sono anche degli accenni di elettronica - come in “Cry for nothing” - che svecchiano un po’ il sound, per lo più improntato su strumenti classici, ma non si può dire che aggiungano un surplus all’esecuzione.
Quello di TBP è un disco multicolore ma allo stesso tempo coeso, costruito su una struttura precisa e ben identificabile. Non suona come qualcosa di già sentito nonostante i celebri confronti ed è adatto sia per ascoltatori occasionali che per palati fini, grazie ad un lavoro matematico che non tralascia mai uno sguardo alla leggerezza.
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