Mamavegas Arvo 2015 - Pop

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Quasi un concept per il disco della conferma di uno dei nostri gruppi più interessanti

Arvo è il nome di un lago artificiale vicino Cosenza. Sulla copertina di questo disco c'è un lago – suppongo lo stesso ma non sono certa, quindi mi tengo sull'indeterminato – ma è ribaltato, così che a prima vista non si capisce che cos'è. Come le canzoni dei Mamavegas: che pur non essendo “difficili” sono fatte per essere ascoltate con attenzione, in modo da coglierne tutti i livelli, le angolazioni e le prospettive. La loro musica è come l'acqua: può essere tanto leggera e cristallina quanto profonda, agitata, minacciosa; come l'acqua è fluida, in movimento, e riempie spazi di qualunque forma senza modellarsi per adattarcisi, restando sempre pronta a filtrare via o a far esplodere il contenitore.
Non parlo arbitrariamente di questo elemento: l'acqua è un po' il leit-motiv dell'album, l'acqua che dà la vita e come la vita scorre verso qualcosa di grande, o di terrificante, come può essere il mare, come può essere la morte. Sotto il segno di questi dualismi scorre "Arvo": la morte di una ragazza durante un'immersione è raccontata nella canzone dalle atmosfere più solari, la tropical-rock “Wonder Tortilla”, che tramuta un avvenimento tragico in una celebrazione della vita; parte in modo più cupo e dubbioso “January 19”, riflessione sulle paure del diventare genitore, che si apre in un ritornello dai toni talmente pop che è il gruppo stesso a definirlo sanremese. Parlando di acqua non può mancare il tema del viaggio, un viaggio che in questo caso è ricerca di un futuro migliore, è il viaggio dei migranti descritto nella tortuosa ed epica “Ten days”.

Così, fra acque su cui galleggiare sereni e abissi da esplorare con prudenza, si snoda una musica nostalgica, piena e suggestiva, un flusso in cui confluiscono le idee di sei teste, che si muovono autonome e in armonia per sfociare insieme in un luogo in cui riverberi psichedelici illuminano sottosuoli folk, increspature elettroniche si confondono fra riflessi elettrici, feste improvvise spezzano placidi momenti di contemplazione, e tutto è come deve essere, in qualunque senso lo si guardi.

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La recensione Arvo di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-05-18 00:00:00

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