Una demo "classica" ma puntellata da spiragli di idee.
La qualità della registrazione di “A-Live” è migliorabile, per dirla con un eufemismo. Il mix in mono e la scarsa profondità dinamica, impongono di ascoltare prima la scrittura e l’arrangiamento, piuttosto che le incisioni. Ciononostante, in un mondo in cui con un pc e con macchine da 300€ è possibile registrare una demo (non un album) decente, questi ragazzi dimostrano energia e voglia di suonare, compiendo un’operazione quasi filologica: la registrazione in presa diretta (one two three four e via!), e il genere musicale rimandano alla pasta sonora tipica delle cassette, e ai modi delle band emergenti di anni '80 e primi '90.
I riferimenti musicali a volte fin troppo chiari rivelano un certo rispetto per i propri idoli e per qualche cliché; al momento sembra difficile discostarsi dall’hard rock americano. Comunque, quando i Ripwitch tengono più a freno la tentazione delle distorsioni a tavoletta, si aprono territori musicali più originali da esplorare. Mi riferisco a brani quali “Sad face” che contiene uno special in cui si lascia spazio ad un inaspettato arpeggio di chitarra e un cantato più intimo; oppure a “Wake me”, in cui la voce del cantante, in altri brani ancora acerba, dimostra cuore, credibilità e convinzione che finalmente agganciano chi ascolta e indicano la strada.
Efficaci i groove di basso e batteria per brani come “Who most of us” e “Mente locale”, unico testo in italiano tendenzialmente di denuncia. Tutti gli altri sono in inglese, migliorabile.
Una registrazione più dettagliata e un suono più “in faccia” darebbe maggior lustro a questi brani; viene da pensare che i Ripwitch siano più interessati al live che alle incisioni; ma, aldilà di qualche sbavatura esecutiva, la demo è ben suonata, credibile e godibile per i cultori del genere; l’energia che esprime suggerisce un resa live più immediata.
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La recensione Demo "A-live" di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2015-06-09 00:00:00
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