The Esma Project Your Nest is the Best 2015 - New-Wave, Industrial, Pop rock

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Solitudine, gioia, tristezza, sogni e speranze in un disco ruvido e cupo, ma allo stesso tempo estremamente potente: The Esma Project è un qualcosa da seguire con attenzione.

"Your Nest is the Best" nasce a Fremantle, a qualcosa come 24 ore di volo dall'Italia, ma la storia di Enrico Esma parte da Torino, a qualcosa come 24 ore di volo dall'Australia. C'è un mondo intero in mezzo, e tutto ciò che sentirete in questo album ne risente eccome. "Your Nest Is The Best" riesce a parlare di solitudine, di gioia, di tristezza, di sogni, di speranze attraverso musiche buie e ruvide, ma allo stesso tempo estremamente potenti.

Dopo la title-track in apertura, che non fa altro che incuriosirci, ecco la bomba: "Iguana" è energia e voluttuosità inserita in una cornice musicale che benissimo si adatterebbe ad una cerimonia oscura, ma che è invece un inno al prendere in mano la vita, a voltare pagina e non arrendersi.
Il disco prosegue cupo tra soavi vocalizzi femminili e voci stonate, ansiogene; tra lamenti e urla di dannati rigorosamente in stereo, per un effetto più coinvolgente. E poi i Joy Division, ovunque. Dalla batteria ritmata, costante, alle linee di basso ossessive, fino agli spinosissimi riff di chitarra: basterebbe questo per capire quanto questo progetto sia legato al quartetto britannico. In particolare il quarto brano, "Nemesis", sembra una reinterpretazione di "She's lost control again".

Ma sarebbe sbagliato ridurre questo album a quelle che sono le sue influenze: a colpire è la sensazione che ogni pennata, ogni riverbero e ogni tremolio vocale siano studiati a tavolino, eppure inconsciamente sappiamo che è tutto istinto. Lo stesso dicasi per il suono di quella chitarra eccedente e ricca di effetti, quasi spaziale, che sembra voler sottolineare che alla fine tutto il resto, così fine ma così immediato, è un semplice accorgimento.

A chiudere il cerchio "Icarus Dreaming", senza batteria e con una chitarra acustica sporchissima, il crescendo totale di "Downpour" e infine "Easter": le atmosfere accennano a rilassarsi e ci accorgiamo che molte cose in questo disco hanno il sapore della morte, ma l'approccio non è quello irrazionale di chi non vuole guardare in faccia alla realtà. Il disagio è lasciato in un angolino, quello delle chitarre che provano ad uscire fuori e gridare aiuto, mentre a dominare è invece quel basso che, pur con una certa ansia, trasmette un senso di sicurezza mista a solitudine. E con tutte queste premesse, l'ultimo pezzo, Easter, si innalza a simbolo estremo di morte prima quanto di rinascita poi. La risurrezione di un animo disperato che prima o poi e chissà dove trova la forza per risollevarsi, per una nuova primavera, per un riscatto che tanto a Torino come a Fremantle non può essere negato a nessuno.

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La recensione Your Nest is the Best di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-03-18 00:00:00

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