Tatum Rush Guru Child 2016 - Soul, Pop

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Tatum Rush è il genio folle del giorno

Prima di ascoltare l’album di Tatum Rush vale la pena soffermarsi un momento sulla copertina. È bruttissima, vero? Foto sfocata, titolo aggiunto a caso, probabilmente sfruttando appieno le potenzialità di una delle primissime versioni di Paint. Anche se la si espone al sole rimane brutta uguale: nessun effetto sorpresa à la “Blackstar”, a quanto pare. Ora – occhio sempre alla cover – ascoltate il disco per intero. Chi per la prima volta ha detto che un libro non va mai giudicato dalla copertina era evidentemente alle prese con qualcosa di simile. “Guru child” è un gran bel disco con una gran brutta cover e pazienza: ciò che c’è dietro quell’immagine è tutt’altro che la trollata di turno.

In un universo parallelo in cui i chorus alla Maroon 5 incontrano il soul e The Tallest Man On Earth e l’R&B vanno d’accordo, Tatum Rush ha dato vita a una serie di tracce-colpo-di-fulmine capaci di stregarvi fin dal primissimo ascolto. Sono almeno quattro i singoli a cui vi affezionerete alla svelta: la title-track, “Your Vacations”, “Making It Looking Easy” e “Tenerife”.

L’idea alla base dei pezzi è grossomodo la stessa: ogni brano ha una sezione ritmica predominante e ben definita che si ripete per quasi tutta la durata dello stesso, senza troppi colpi di scena. Tuttavia, combinando la voce e le belle dinamiche del cantato, si dà vita a un groove invidiabile, capace di evitare l’effetto del loop stantio e centrare a mani basse l’obiettivo del disco: farvi sculettare, senza troppi pensieri per la testa. A questo punto non farà alcuna differenza se starete ascoltando una canzone sul perineo o sull’amicizia: qui la volontà è farvi muovere, punto.

Nel caso, a tal proposito, servissero degli ulteriori spunti per vincere la timidezza, l’artista di San Diego cresciuto tra Italia e Svizzera, ha pensato anche a questo. Per stimolare un corto circuito totale, Tatum Rush dal vivo si esibisce a torso nudo e con una pashmina in testa, accompagnato da un misterioso signore con occhiali da sole e movenze imprevedibili, un batterista che ad occhio e croce ha svaligiato il guardaroba del Gran Khan e un paio di ballerine disinibite.

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La recensione Guru Child di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-05-13 10:00:00

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