Metamorfosi Chrysalis 2016 - Rock, Pop, Indie

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“Chrysalis” è un disco che fa dell’originalità e della voglia di stupire il suo punto di forza, riuscendo ad attirare l’attenzione senza risultare eccessivo.

“Chrysalis” è l’esordio in lingua inglese dei Metamorfosi, trio laziale che non nasconde, fin dalla scelta del nome, il desiderio di sperimentare e di osare. Sta qui il punto di forza dei Metamorfosi, che nell’originalità e nel bisogno di creare qualcosa di nuovo trovano la loro strada, l’unità d’intenti e il filo rosso che congiunge tutti i brani. Effettivamente, “Chrysalis” potrebbe sembrare un disco troppo vario, troppo pieno, troppo contaminato di generi diversi e distanti. Ed è vero che dentro c’è rock, folk, musica etnica, strumentale e pop, ma il tutto ha un senso e un’unità nel coraggio di provare, consapevoli delle proprie capacità.

“Essence”, ad aprire la scaletta di otto brani, è l’essenza che si esprime in una molteplicità di forme e di suoni: lenti, profondi e intensi all’inizio (ed espressi alla perfezione dalla voce femminile e delicata di Sarah D’Arienzo), potenti, forti e violenti nelle successive esplosioni di rock.
L’omonima “Chrysalis”, invece, sembra esaurirsi nella banalità di melodie già ascoltate, ma poi si arricchisce di archi, che colorano il brano di nuove inaspettate sfumature.
“Gregor Samsa” è il brano che non ti aspetti, un canto gregoriano lento e spirituale che entra dentro, lievemente e delicatamente, fino a scivolare nei tamburi costanti e martellanti della successiva “Levity”, un brano che fonde il folk, la musica etnica e popolare, con il rock più puro. Ne esce fuori un pezzo che accentua le virtuosità della voce e i giochi tra batteria e chitarra (di Gianluca Manfredonia e Tyron D’Arienzo).
Un ticchettio ripetuto apre la successiva “Keep the pain”, dove la voce maschile e quella femminile si alternanto in un brano intenso e sognante.
La conclusione della metamorfosi sta nell’ultima “The moon is kiddin me”, dove la voce crea un’atmosfera di odori naturali e primaverili e i suoni trasportano in un vortice di colori in continuo movimento: la musica stessa si evolve, in un crescendo di emozioni che vanno da suoni delicati e lenti, al rock onirico e progressivo, fino a un finale strumentale dal sapore particolare.

Ecco, la grande capacità dei Metamorfosi è quella di sorprendere, trasformando l’espressione da perplessità a puro stupore, come il viso di un bambino che guarda il bruco trasformarsi in farfalla, attraverso lo stadio di crisalide.

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La recensione Chrysalis di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-06-28 00:00:00

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