Pugni Nei Reni Bello ma i primi dischi erano meglio 2016 - Pop, Folk, Blues

Bello ma i primi dischi erano meglio precedente precedente

Le idee musicali folli di un duo molto talentuoso che suona ogni genere come se fosse un altro.

La musica come la matematica ha delle regole e degli assiomi che vanno presi per buoni così come sono. Se per due punti passa una ed una sola retta non è che ci si può mettere a confutare la testi, è così e basta. Anche la musica è schematica e, a volerla studiare scientificamente è un fatto di formule. I Pugni Nei Reni si sono messi in testa di prendere a calci questi dogmi, dissacrano ogni legge non scritta del buon comporre e suonando fondamentalmente rock, registrano il loro album di debutto dal titolo "Bello ma i primi dischi erano meglio".

Già dal titolo surreale si inizia a capire l'imprinting che i due musicisti bergamaschi vogliono dare al loro lavoro: assurdità concettuali applicate a sovversioni musicali, ecletticità al servizio del ben suonato anche se è difficile trovare una vera identità. Estremi portatori dell'hard-rock anni '80 in brani come "Drop", che per i primi 3 minuti rimane scuro e imperniato sullo stesso giro e sulla voce cavernosa, e poi esce fuori un arpeggio pulito pulito come a lavare via tutto quel gotico creato in precedenza, per poi ritornarci e concludere con acuti vocali che nemeno Sebastian Bach.

Il blues percorre le vene di Giacomo e Christian, "Babuzzi" e "Jake" ne sono la prova. La prima gira su un riff potentissimo alla ZZ Top, alternato a momenti epic stile Wolfmother; la seconda è una ballata più pulita in cui spicca una vocalità camaleontica che viaggia tra Tom Waits e Matt Bellamy. La voce di Giacomo è di certo uno dei principali fattori del successo di questo disco, le infinite sfumature che riesce ad avere e la notevole capacità di estensione tra growl e falsetto al limite dell'ultrasuono, stupiscono ad ogni ascolto. Avvertenza: "Il nuovo che avanza" va ascoltata distante dalla cristalleria di casa o potrebbe scoppiare il servizio buono.

Capaci di tutto i Pugni Nei Reni, dal campionamento delle voci in beatbox ("Risposte di circostanza all domande esistenziali di Jane Fonda"), al teatro canzone new-romantic ("Il valzerino dell'amore"), ma il brano che forse raggiunge il picco per composizione e abilità di esecuzione è "Morning Brunch", incastro malatissimo tra Bee Gees e Genesis, sovverte tutte quelle regole musicali che non vedrebbero mai un ritornello prog seguire una strofa discoinferno. Geniale.

Se le orecchie avessero i reni sarebbe a quelli che questa band darebbe i pugni, per far capire che non di soli sistemi si vive, che le regole sono fatte per essere raggirate (soprattutto in musica) e che se si è capaci si può suonare qualsiasi genere e persino incidere un album che racchiuda follia sì ma anche tanto talento. La coerenza di stile è solo l'ennesima bandiera che cade di fronte alla genialità.

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La recensione Bello ma i primi dischi erano meglio di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-07-04 09:00:00

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