Truma Truma 2016 - Cantautoriale, Folk, Acustico

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Un disco in viaggio dentro alle proprie radici

Una città sospesa tra l’acqua del mare e il cielo ospita uomini ogni giorno alla prese con le onde e le nuvole. Le città del mondo vivono di notte, all’alba o al crepuscolo, sotto al sole cocente o al riflesso di una pallida luna, rivelando sempre la natura di chi le abita. Calvino dice che le città invisibili vivono e si manifestano nel cuore dei suoi abitanti: l’architettura urbanistica corrisponde all’architettura dell’anima. La "Truma" è il sedimento su cui posa una splendida città lagunare che scava la sua identità nelle radici di questa terra melmosa. I pensieri di cui sono percorsi i suoi canali corrono veloci come barche tirate dal vento, e la musica parla un dialetto antico. Si sentono cori in giro, mandolini e fisarmoniche lungo i vicoli stretti: canzoni popolari, specchi di popolo a riferire la vita che va.
“Non so nuare” è una canzone d’amore per mare. In terra rimane chi non sa nuotare, tuttavia giura fermamente alla sua donna e al suo onore l’importanza delle onde. Senza mare rimane poco da fare: allora si resta in terra a cantare.
Scende la notte. Un tango dolce e sensuale guarda la luna stringendo a sé una donna. Non si può mentire né alle stelle né al proprio amore, anche di fronte alla paura. In questa notte il cielo e il mare svelano l’universo intero fino al sopraggiungere dell’alba. In mezz’ora la città si anima, il giorno ha inizio tra gatti randagi, piatti tipici, ossi, vino e salsedine (“Tuto in mez’ora”). Un pezzo musicale noto avanza con le onde: “Coccia e grassìa” dilata le note aggraziate di “Grace” di Jeff Buckley in versione strumentale. Con “Zogèlo” ha inizio un viaggio per mare, tra soffi di vento e battito d’ali. È il tempo di lasciarsi senza pentimento: ogni porto sarà ricordo. Ballare la tarantella “Col fio in braccio”, mentre si mastica carne e si beve vino buono, ci fa sentire uomini dentro al mare della vita: il sogno accarezza la nostra libertà (“Il mare”). Un muro di uomini in braccio al destino, tra scogli, strisce di terra e spiagge di sassi è un muro ideale in mano alla felicità (“Ca’ roman”).
Queste canzoni ci convincono che ogni città ha il suo mare da cullare, pieno di sogni e desideri di libertà da inseguire. Ma è necessario lasciarla ogni tanto, alla ricerca di nuove direzioni dove perdere le proprie radici per costruirsi uomini di mondo. Dunque partiamo da qui per salpare verso nuovi approdi senza rischiare la vischiosità melmosa di essere sempre uguali a noi stessi.

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La recensione Truma di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-07-12 00:00:00

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