The Divine Love This Is Colossal 2016 - Slow-core, Electro, Shoegaze

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Arpeggi colossali per un grande esordio sospeso tra Londra ed Alessandria

Si dice che un grande album lo si riconosce o dal primo pezzo o dall'ultimo perché se i monaci medioevali miniavano e decoravano la prima lettera dei libri che copiavano, così le band di mezzo mondo sono da sempre state occupate ad aprire e chiudere degnamente i propri lavori. Nel caso di "This is Colossal", album d'esordio dei The Divine Love questo assioma è valevole già soltanto ascoltando i primi 30 secondi netti di "I Want You to Come", la canzone che apre il disco. Letteralmente si rimane aggrappati ai bracciali della propria poltrona (e se si è sprovvisti di tale protezione tanto peggio per voi): infatti il gruppo italo-inglese in 30 secondi unisce un arpeggio di chitarra shoegaze, a riverberi/coretti dream-pop con intarsi elettronici, percussioni new-wave e una voce che esce da baratri dark.

Da queste coordinate poi non ci si sposta granché e nel prosieguo del pezzo e nel prosieguo dell'intero album, con dieci canzoni godibilissime e, va detto, splendidamente registrate. Si prenda la seconda traccia, "Home", con quella batteria tonante e potente e quegli accordi di piano elettrico che fendono l'aria: si può chiedere qualcosa di più ad un pezzo che, deliberatamente, occhieggia a tre decadi di musica contemporanea?

Quindi un lavoro perfettamente cesellato e denso per la band italo-inglese, che mette in piedi un album denso, come abbiamo già detto, e ricolmo di riferimenti e generi (tutti ben riconoscibili comunque) ad una vena danzereccia e sbarazzina che rende il tutto immediatamente fruibile per un pubblico ben più vasto degli ortodossi aficionados shoegazers. "Spending Days", ad esempio, sembra essere stata composta perchè qualche dj o producer internazionale ci metta sopra le mani per renderla, con qualche minimo aggiustamento/ritocco, una hit che si ascolterà per tutti i dancefloor dal Regno Unito in giù. 

Ma dicevamo come questo sia un album denso dato che se si va avanti con l'ascolto si trovano altre gemme. Scegliamo la sesta canzone, dal titolo altamente evocativo "Lost". Qui i toni dark vengono a galla in maniera più preponderante e, con un clap-clap reiterato per tutto il pezzo, la canzone si snoda attraverso cori e riverberi dal grande, grandissimo impatto sia emotivo che scenico.

Insomma Lukas, Martina, Guido, Eric e Sabine (i componenti della band) sono riusciti a rendere leggera e pop una materia sonica di solito poco alterabile come lo shoegaze con derive darkeggianti. E, in considerazione di tutto questo, non ci resta altro da dire se non che gli alessandrini con "This is Colossal" hanno davvero sbancato il jackpot.

 

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La recensione This Is Colossal di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-06-08 00:00:00

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