K U R U Electric Kuru - Zugunruhe 2016 - Sperimentale, Psichedelia, Jazz

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Un flusso destabilizzante di umori sonici, spirituali e naturali che fa del free jazz tribalistico e allucinogeno la propria forza motrice.

Di “belli e dannati” come gli Electric Kuru, al momento, ce ne sono davvero pochi nel sottobosco strumentale italiano. Il combo trentino (ormai assestato su una ben nutrita formazione a 6 dopo gli esordi minimali sull’asse batteria/sax), infatti, prosegue nella sua personalissima esplorazione, scorbutica e incontrollata, di non-luoghi sonori raramente concilianti - annichilenti a tratti - eppure sorprendentemente intriganti nella loro inevitabile riconducibilità ai più torvi meandri della spiritualità umana.

Fin dal nome che indossa quello di “Zugunruhe” (termine che definisce lo stato d'irrequietezza e di alterazione delle funzioni vitali che colpisce quegli animali migratori, soprattutto gli uccelli in cattività, ai quali non è permesso migrare) si presenta come un flusso destabilizzante di umori sonici e spirituali al contempo che fanno della ferina istintività/improvvisazione la propria forza motrice; che voi la consideriate d'emblée come una trasfigurazione ancor più rituale e sinistra di certo oscuro prog settantiano o, se preferite, come una proiezione metafisica del Santana più “nero” e psichedelico, la terza creatura degli Electric Kuru è comunque all’interno dell’iperuranio free jazz/jazzcore che sprigiona al meglio la sua energia vitale, alimentando tensioni nell’ascoltatore con improvvisi cambi di registro e di baricentro atmosferico: vi bastino la sepolcrale staticità dronico-ambientale dell’opener “Green junglefowl” che cede il passo alla selvaggia tribalità pre-sacrificale di “Juan Fernandez Petrel”, oppure i 14 minuti abbondanti di arcani cigolii di “Terek Sandpiper” che sprofondano nella violenza inaudita di “Kerguelen Shad” e “Purple heron”, fino al congedo riappacificatore affidato alle 6 corde pigre e dissonanti di “Pied stilt”.

Certo, strada facendo capita spesso di pensare a quei mostri sacri degli ZU, ma tante e tali sono le implicazioni etniche, tribalistiche e animistiche sfoderate da questo progetto - concettualmente ispirato alla potenza soverchiante di madre natura - che tutto il resto passa davvero in secondo piano, anche i peli nell’uovo.

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La recensione Electric Kuru - Zugunruhe di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-11-11 00:00:00

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