Phidge Paris 2016 - Rock, Punk, Indie

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Tornano i Phidge con l'album "Paris".

Dopo l'uscita del disco "We never really come back", i Phidge tornano a distanza di quattro anni con un nuovo lavoro traboccante idee nuove. Stiamo parlando di "Paris", un disco che ha l'odore del brio adolescenziale ma allo stesso tempo incontra la pesantezza del tempo che passa. Il sound del disco si porta dietro influenze dei Cure e dei Talking Heads, ma non è la prima volta che la band viene affiancata a gruppi anni '80.

Dove sono dunque le nuove idee? L’album si apre con un brano che è una vera e propria esplosione, un ordigno lanciato e trattenuto solo dalle note finali del pianoforte. "(Do we?)" è un interrogatorio fatto a se stessi, un elenco di domande che non prevedono una risposta affrettata. Tutto è teso verso la ricerca di un senso delle proprie azioni, ci si chiede se produrre musica porti davvero a qualcosa, "Do we still need our voice to survive?" Un inizio perfetto per un album che si prospetta accattivante e pieno di pathos, ironico e allo stesso tempo tragico, di quella tragicità che solo i giovani riescono a trattare come se fosse niente.

Dai brani emerge un distacco da parte della band nei confronti di ciò che è moda, da tutto quello che ci si aspetterebbe di sentire. "Pop song Left me all alone", cantano in "A couple of thing". "The mouth of love" ricorda di gran lunga la "Pictures of you" dei Cure. Il sound emo che caratterizza la band dagli esordi resta anche stavolta ben fisso, nonostante la pausa punk di"Face to Face". Con "Memories" i toni si fanno invece più caldi e lenti, l'urgenza di darsi delle risposte stavolta sembra passare in primo piano, ormai non ci sono più castelli da ricostruire, pietre da scagliare, la vita adulta ti vuole rapido e deciso, la nostalgia va messa da parte e forse anche i ricordi. "Road to the drops" e "Be do" sono infatti legate a episodi del passato. Ma l’album si chiude con un brano che lascia trapelare un tono negativo, stiamo parlando di "Thin". L’ultima traccia è un inno alla liberazione, ma da cosa occorre liberarsi? "I can’t wait", è la frase ripetuta all'infinito.

"Paris" è un album di maturazione, molto diverso dai precedenti lavori anche se i sentimenti e i pensieri che pervadono la scena non sono mai cambiati.

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La recensione Paris di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-12-02 00:00:00

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