Ohio Kid Everyone was sleeping as if the Universe were a mistake 2016 - Sperimentale, Indie, Folk

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Il secondo disco di Ohio Kid è un viaggio tra sonorità riverberate, chitarre sussurrate e melodie rassicuranti, che nascondono testi disillusi e duri.

C'è un ricordo, un pensiero offuscato. Una tormenta di neve che ti fa chiudere in casa. Anzi, che ti costringe a restare in casa, a guardare dalla finesta. A ricordare, anche se non vorresti. "Everyone was sleeping as if the Universe were a mistake" chiarisce già dal titolo il suo carattere etereo, visionario, freddo. Il secondo disco del cantautore Ohio Kid - Bolognese di nascita, adottato dal Lussemburgo - è un viaggio tra sonorità riverberate, chitarre sussurrate e melodie rassicuranti, che nascondono testi in inglese disillusi e duri. 

C'è un ricordo, quello di un amore finito. Un ricordo raccontato nelle sei tracce di questo disco, pubblicato a quattro anni di distanza dal precedente "The day when we discovered the light". Un ricordo che viene rigettato, adombrato da una sofferenza tangibile. Uno stile cantautoriale che si appoggia sulla semplicità dei Wilco, e riprende da "For Emma" di Bon Iver la forza espressiva del cantato, senza alcun riferimento diretto sulla timbrica o sull'uso della melodia, per una voce che a tratti si avvicina a quella di Paul Banks. Parlare di influenze, tuttavia, sminuisce la vera anima di questo disco.

Un organetto leggero arricchisce di tonalità pastello la delicata "Your Drugs", mentre una batteria essenziale e preziosa cinge "Cattle" con la stessa cura che serve per raccogliere una nuvola. "The Universe is a Mistake" apre il disco, ed è forse il brano più completo ed espressivo dei sei: una maturità compositiva che non lascia spazio a compromessi, melodie e giri armonici che ricordano i migliori Sophia. L'intimismo dello strumentale "Interlude (I will knock at every door to surprise you)" apre su "Atoms", il brano più debole dei sei. "Wires (So silent only Death can hear)" torna a colpire per senso armonico e delicatezza. 

C'è un arcobaleno sbiadito, nascosto tra le nuvole di un cielo triste e freddo. Una tavolozza tenue, che si intravede tra i fiocchi gelidi. Un unico raggio indaco, che si affaccia fra i movimenti ventosi carichi di neve. Un segno che lascia sperare: il ricordo è ancora vivido, il dolore passerà.

Luogo perfetto per l'ascolto: davanti alla finestra, in un giorno di neve
Perfetta colonna sonora per: "Her", Spike Jonze.

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La recensione Everyone was sleeping as if the Universe were a mistake di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-12-06 10:00:00

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