spallarossaspallarossa EP2016 - Cantautoriale, Indie, Folk

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L’ep omonimo di Spallarossa è variopinto, semplice e complesso allo stesso tempo. Sicuramente originale e interessante.

L’ep omonimo di Spallarossa sembra riempire di tinte variopinte un foglio bianco e anonimo. Sulla carta incolore si stagliano generi diversi, brani che sono lievi luci che si accendono su episodi quotidiani, arricchiti da riflessioni umane e individuali. Brani semplici, simili e comunque diversissimi tra loro.
Spallarossa è un artista formatosi in teatro e l’influenza della sua formazione si sente costantemente in sottofondo, senza mai diventare troppo ingombrante o togliere valore alla musica. La scrittura è semplice e nello stesso tempo metaforica, tra sguardi attenti sul quotidiano e considerazioni personali. Ne viene fuori un lavoro originale e interessante, che si lascia ascoltare facilmente per la sua breve semplicità (che in questo caso non si traduce con banalità).

“Le pozzanghere bianche” scorre lungo l’armonica melodia creata dalle note del piano e una voce che sembra sussurrare lontana. Solo verso la fine crescono rumori che sfregano le ossa. E così Spallarossa apre il suo ep, con uno stile che già dal primo brano ricorda lontanamente i primi e più lenti Verdena. E li ricorda ancora di più in “Fuori fuoco”, quarto e penultimo brano del disco.
“Il pedalò” abbandona il piano per lasciare spazio ai suoni lenti di una chitarra acustica; “Schiena rossa”, invece, è uno dei brani migliori, che spicca per l’originalità e si fa eco di un etnico valzer. A chiudere il disco è “Chi sono queste persone”, un pezzo che diventa quasi strumentale, dove la voce è talmente bassa e dominata dai suoni, da diventare un semplice accompagnamento agli strumenti. Nonostante questo, attraverso il testo passa il messaggio forse più importante del disco: “continueremo a cercare”, cercare una strada, un luogo, un tempo, qualcosa.

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La recensione spallarossa EP di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2016-12-13 00:00:00

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