Brother James Days 2004 - Rock

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Ritornano i Brother James, a quattro anni di distanza dal cd d’esordio “Lack”, uscito nel 2000 per l’etichetta tedesca Fiction Friction (ora 2nd records). Non deve essere stato un ritorno facile, visto che questo “Days”, registrato a fine 2003, ha dovuto attendere un anno prima di essere pubblicato. Un disco breve, peraltro, ma che fa capire quanto questo gruppo sia stato sottovalutato per anni, se non addirittura ingiustamente ignorato. Ricordo ancora i loro primi demo che mi impressionarono per essere perfettamente in linea con le sonorità del rock americano di quei tempi (Girls Vs. Boys, Jesus Lizard…) Ironia della sorte, quello stesso gruppo che aveva saputo cogliere l’attimo, ora che sembra giunto il suo momento, può sembrare, forse, in ritardo sui tempi.

Nell’ascoltare questo album, vengono alla mente soprattutto gli Shellac, per la materia sonora abrasiva e i Don Caballero per l’approccio spigoloso e cerebrale. “The power of” il brano di apertura, è uno strumentale i cui fraseggi sono ispirati dalla chitarra di Agostino degli Uzeda. “Toy Spaceship”, con echi di psichedelia rumorista, tributa omaggio ai padri di tutti i noise-rockers, i Sonic Youth periodo “Daydream Nation”. Nel mezzo ci sono due cover importanti. Mentre la versione di “One too many mornings” di Bob Dylan non mi sembra particolarmente significativa, la ripresa di “Kill Your Sons” del maestro Lou Reed, riesce a mostrare le stigmate del suo autore, mantenendo al tempo stesso inalterata l’impronta del gruppo.

In conclusione i Brother James guardano sempre all’America del rock, soprattutto a Chicago, la città del noise e del post-rock, ma lo fanno ora in modo quasi nostalgico. Tuttavia, le loro doti più apprezzabili (la loro attitudine integerrima, la loro perizia strumentale mai gratuita e un gusto tendente all’essenziale) rendono l’ascolto di questo disco piacevole a dispetto di qualsiasi moda del momento.

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La recensione Days di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2005-01-03 00:00:00

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