La Macabra Moka
Tubo Catodico 2017 - Stoner, Hardcore, Post-Rock

Tubo Catodico

Il lugubre scenario massmediatico forgiato nel rock duro di una band matura già al secondo disco

Che paura la televisione. Se Maurizio Costanzo in realtà fosse un vampiro e Giancarlo Magalli uno zombie, Iva Zanicchi si trasformasse in strega, a Uan crescessero 8 occhi, il terrore che normalmente la tv genera sarebbe giustificato, ma queste figure malefiche esistono solo sulla copertina di "Tubo Catodico", il nuovo disco de La Macabra Moka, e la paura rimane solo dei contenuti.

Nero ed estremamente potente, questo disco aggredisce diversamente dalla tv, solo con il suono ha la capacità di stendere al suolo e provocare disagio generando immagini confuse, che si sovrappongono troppo velocemente per essere distinte, creando mostri troppo effimeri per averne effettiva paura, sono macabre sorsate di caffè. Matura e geniale nella composizione, questa band piemontese ha raggiunto, solo al secondo disco, una complessità nei brani ed una bravura da fare invidia a molti gruppi noti come Fast Animals and Slow Kids o Gazebo Penguins, riuscendo ad aggiungere, con testi originali e ficcanti, atmosfere surreali e tragicomiche da brivido.

Corposità e sostanza hard-rock sin dalle prime note di "Radio fa", primo singolo estratto dell'album, che rimane nello standard della canzone rock, con dentro però un testo furbo e bastardo sulla situazione delle radio in Italia, le urla che si alternano al cantato, si contrappongono alla comica mielosità di certi meccanismi tra speaker e ascoltatori delle radioemittenti.

Una forza compressa e cruda si avverte lungo la tracklist di "Tubo Catodico", da "7 Volte Capra" dove l'ispirazione al Teatro degli Orrori è chiarissima, a "Col Cerino in Mano", più vicina a FASK e Ministri, con il link all'ironia costantemente clikkato. Affilati e spiritosi, in una parola cinici, La Macabra Moka non va per il sottile se si tratta di arrangiare e sputtanare situazioni che già di per sé sarebbero surreali. "Tormentone d'estate" ad esempio, è il lato stoner ad emergere, mentre si dileggiano il Festivalbar, e le canzonette catchy che tempestano sempre e comunque. In questo disco però non ci sono solo potenza e ironia, "Piove governo ladro" e "La parte degli angeli" (feat. Federico Chiapello), si ascoltano anche momenti riflessivi e belle progressioni strumentali; nella prima è solo la pate musicale a coinvolgere, tre minuti di temporale strumentale che pian piano si alza e grida senza parole, nella seconda un testo ed un'atmosfera decisamente verdeniani, cullano e distendono.

Il finale è il più macabro possibile, parte la batteria e subito si materializza quell'incubo raffigurato sulla copertina: la Zanicchi, Magalli e tutti clichet mediatici, centrifugati in un Rocky Horror Tv Show che non vorremmo mai esistessi. I tempi si spezzano e le chitarre sono sempre più veloci, la paura di essere fagocitati cerebralmente se quell'"sesamo" si aprisse e poi ci si chiudesse alle spalle per sempre, sarebbe molto meglio morire.

Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.