LaColpa Mea Maxima Culpa 2017 - Noise, Black metal, Ambient

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Tra black metal, doom e industrial noise, il disco dei La Colpa affronta la composizione andando oltre l'aspetto evocativo o puramente atmosferico

La colpa, nell’accezione di Colpa originale, ha segnato tutta la storia umana, facendo sì che l’uomo si ponesse in una condizione tale da vivere una vita di eterna espiazione. Un’esistenza in bilico tra la penitenza e il debito, il cui riscatto è possibile onorarlo solo con la sofferenza, oppure con l’oblio, se mai volessimo seguire il pensiero filosofico nietzschiano. Eppure nel suo percorso, la colpa, lascia dei segni indelebili, difficili da ignorare e dimenticare, facendo di essi delle pietre miliari nella nostra memoria.

In questo disco questa tematica viene affrontata come un deflusso graduale, passando da fasi ben distinte, episodi che lasciano un segno e ci guidano verso un punto di non ritorno, assimilabile all’oblio di sé stessi. Alcuni di questi scenari sono stati rappresentati in due brevissimi cortometraggi rigorosamente in bianco e nero, che anticipano l’uscita dell’album.

Nel primo episodio, intitolato primo avvertimento, vediamo un uomo dinanzi a uno specchio che estrae dal suo corpo dei proiettili. Non ci è dato sapere perché abbia subito un’aggressione, sappiamo soltanto, con sicurezza, che rimarranno delle cicatrici, probabilmente le stesse che danno il titolo alla traccia centrale di "Mea Maxima Culpa". Nel secondo capitolo, omonimo del disco, ci troviamo davanti a un’autopsia, assistendo a un espianto con relativo sezionamento di un cervello; come se si volesse per l’appunto raffigurare l’oblio, l’annullamento della memoria, la liberazione di sé (come riportato dalle frasi sovraimpresse) dal corpo e dallo stato materiale. Sensazioni che vengono ricreate ad hoc dal suono glaciale del disco, dove si propone un black metal lontano dagli stereotipi del genere e dosato sapientemente a intervalli durante le tre lunghe tracce. 

Obiettivamente non è nemmeno esatto parlare solamente di black metal, dato che si attraversano territori vicini alla sacralità funerea del doom, oppure all’industrial noise, tant’è che alcune parti sono state composte suonando degli utensili veri e propri. Ogni brano presenta elementi vicini all’ambient-noise, che ci introducono a momenti di furia funesta (come nell’intro di "Soil", traccia di apertura), per poi fungere da attimi di decompressione, durante i quali prendiamo fiato; prima di farci travolgere di nuovo dalla dilaniante voce a seguito di incessanti raffiche di batteria, dove assistiamo al suo culmine durante l’atto conclusivo della traccia di chiusura: dove a seguito di violentissimi e caotici riff, tutto all’improvviso tace, confluendo verso un sinistro crescendo di rumore bianco.

Sarebbe palese descriverlo semplicemente come un disco cupo, ma il lavoro dei LaColpa affronta la composizione andando oltre l’aspetto evocativo puramente atmosferico, generando un coinvolgente climax, che ti lascia sì senza fiato, ma con addosso una pacifica vacuità, scevra ormai da ogni macchia.

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La recensione Mea Maxima Culpa di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-10-16 00:00:00

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