Odiens Long Island Baby 2017 - Pop, New-Wave, Indie

Long Island Baby precedente precedente

Canzone d’autore, citazionismo cinematografico, una ben dissimulata postura new wave e una smisurata nostalgia per gli anni ‘60. Tutto macinato fino.

In appena cinque anni di vita gli Odiens si sono già lasciati alle spalle un bel po’ di traguardi interessanti: da due uscite ufficiali (EP + album) a una bella serie di aperture per artisti più o meno blasonati (Tre Allegri Ragazzi Morti, Buzzcocks, Baustelle, Mannarino ecc.), passando, infine, da una prestigiosa comparsata televisiva sulla RAI.
A motore ancora tiepido la band capitolina ritorna sulle scene con un nuovo lavoro che prova a fare della versatilità orchestrale il proprio punto di forza. Versatilità e trasversalità, aggiungerei, a onor del vero: perché “Long Island Baby” si sceglie come baricentro atmosferico un ostentato gusto per certe melodie retrò (l’opener “Ménage À Trois” ci svela fin da subito l’assassino) per poi finire a scorrazzare liberamente qua e là quanto a generi e riferimenti musicali. A fungere da collante delle nove tracce del disco un’attrazione spropositata per la nostra canzone d’autore, voglie cinematografiche come se non ci fosse un domani, una ben dissimulata postura new wave e una smisurata nostalgia (a 360 gradi) per gli anni ’60/’70.

Se “Alka Seltzer” affratella dentro gli stessi accordi il buon Mauro Ermanno Giovanardi e Tommaso Paradiso con garbo melodico e ironia liberatoria (“prendo l’alka seltzer non penso più / e affanculo tutto il resto / affanculo tu”), la title track e “Punjabi Surf”, per quel loro cazzeggiare con surf, western sound e beat all’italiana, potrebbero entrare di diritto nelle squinternate colonne sonore di Kaurismaki; se l’istrionica “Thelonius” conquista con il suo citazionismo liofilizzato (tra Maurice Jarre, Nobraino e Denovo) gli aromi morriconiani in salsa Baustelle de “L’estremista” anticipano quella palpabile ammirazione per Bianconi & Soci che ritornerà caparbiamente tra le melodie de “Il ragazzo che soffriva ad oltranza”, “Notturno” e, seppur declinata su registri più psichedelici, nella conclusiva “Atto finale”.

Tutto al posto giusto nel momento giusto – testi compresi – per quello che si rivela a tutti gli effetti un accattivante progetto revivalistico dove la memoria storica non disdegna il presente, e dove persino taluni eccessi di emulazione e piacioneria (la voce di Flavio De Cinti in primis) non inficiano la bontà rivisitativa di questa multicromatica cartolina pop.

---
La recensione Long Island Baby di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2017-10-23 00:00:00

COMMENTI

Aggiungi un commento Cita l'autore avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia